La politica italiana non va bene, e non c’è avvisaglia che si metta a posto, tutt’altro. Le idee in circolazione sono poche, ma quelle poche non hanno spazio per essere messe a profitto ma servono solo come motivo di litigio, di contrasto, di negazione dell’avversario, in automatico. Siamo ridotti che se una cosa la propone un partito, tutti le sono contro, dopo un minuto, senza nemmeno l’ombra di quella buona abitudine, non si dice di analizzare a fondo, ma almeno di riflettere. Così l’impegno, non chiamiamolo sforzo, della nostra classe politica, si riduce nel dare contro gli uni agli altri. C’è una sorta di magia demoniaca, che fa presumere ad ogni forza politica di essere lei la migliore e che tutti, ma proprio tutti, gli altri partiti sono scarti rispetto ai problemi da risolvere, e quindi bisogna dirsi contrari, ma non solo a parole, spesso si grida, si fa gazzarra, si usa un linguaggio più da stadio che da Parlamento della Repubblica, si fanno i raduni nelle piazze, e ogni occasione è buona.
Qualche esempio? Se il governo decide un contributo, c’è sollevazione perché è una mancia elettorale. Un capolavoro sono i temi della Giustizia: in Costituzione c’è scritto che ognuno è da ritenersi innocente fino al giudizio di colpevolezza definitivo; e siccome questo evidentemente non basta a dare addosso all’antagonista, si inventa una autentica giostra intorno agli avvisi di garanzia così da ottenere, col clamore mediatico, una condanna dell’avversario prima ancora che inizi l’eventuale processo. E’ una sorta di perversione che già obbliga, ma obbligherà ancora di più se, come pare ormai scontato, con un sistema elettorale proporzionale si perderà il nostro tempo, sempre prezioso, prima in una campagna elettorale infinita, e poi, nessuno raggiungendo i numeri per governare, a una crisi di costante ingovernabilità, aperta solo a tentativi di creare alleanze alla mercé di ricatti da tutti contro tutti, in cui, siccome tutti vorranno alimentare provvedimenti, clientele, lobby, l’esito, fatale e infausto, sarà la crescita del debito pubblico, che è l’esatto contrario di quello che il Paese aspetta (aspetterebbe): la crescita dell’economia, dell’occupazione,che portino quel benessere che produrrebbe, anche, eque entrate fiscali e abbassamento del debito; significherebbe diventare alunni virtuosi nell’Europa, essere autorevoli in quella scuola, che significherebbe essere un Paese calamita di investimenti da fuori, che significherebbe progresso.
Allora, si è imbastita una legge elettorale maggioritaria, si è predisposta una riforma, certo un po’pasticciata ma un notevole passo avanti in senso riformatore, dopo trenta anni di bla bla; tutto viene bocciato, si dice perché il popolo non ha gradito (certo, in democrazia i numeri sono numeri), ma il “tutti contro uno solo” siamo certi che abbia prodotto una scelta consapevole? Mettiamo di sì, ma quella “consapevolezza” che alternativa ha ottenuto? Certo, quel demonio di un Renzi ci ha messo del suo per il flop; un po’ di saccenza e un po’ di pasticci, il suo passo in avanti, bocciato dal “marketing” di tutti, compresi dei suoi, quelli che se ne sono andati, ha finito per essere un passo all’indietro.
Se ne stanno avvertendo i segnali…Poi c’è anche chi (una volta si diceva: tanto peggio, tanto meglio), l’abbiamo visto con clamore sproporzionato alla dimensione e alla strategia di quella scelta, anziché unioni procura scissioni, divisioni, frammentazioni. Ma è mai possibile che si pensi a governare da un’area politica (qui alludo alla sinistra, ma vale in generale), per la cui configurazione il proporzionale è troppo, ci vorrebbe il bilancino del farmacista. Davvero ci si chiede come si possano creare maggioranze per governare con questo abito di arlecchino.
In più, si sa, quando lo scenario è questo, dopo avere buttato il classico bambino con l’acqua sporca, ossia di una politica che non regge i compiti che dovrebbe, gli altri poteri (vedi la Giustizia) si prendono spazio che talvolta va oltre il loro. E’ storia vecchia, ma non insegna nulla.
Si cita sempre la Germania, spesso per criticarla, ma, di là dalle critiche, anche fondate, se la Germania è arrivata dove si trova, è perché si è resa conto che la governabilità si ha con le alleanze, e da quanti anni quel Paese tiene insieme due grossi partiti e governa?
Da noi nessuno vuole allearsi con nessuno. Avanti così! (si fa per dire).
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