Questo gennaio 2022 pare assorbito dalla elezione del nuovo Capo dello Stato, e sembra che il mondo all’intorno non abbia più altri problemi, o questi siano sospesi. Che se invece alziamo lo sguardo non ci può sfuggire come il mondo che ci circonda, la terra su cui viviamo, è attanagliato da una crisi di pandemia la quale, per i nostri Paesi cosiddetti occidentali, “convive” col resto dei problemi; i Paesi ricchi il vaccino ce l’hanno, quelli poveri si arrangeranno. I Paesi ricchi si possono permettere il lusso di “rifiutare” di vaccinarsi, e non sembri paradossale che ci sono popoli, molti, che il vaccino lo vorrebbero ma non ce l’hanno, e chi ce l’ha può permettersi di “giocare” a rifiutarlo.
Da noi sta succedendo proprio questo; mi permetto l’azzardo di appaiare due aspetti di attualità, in qualche modo collegati dal “buon senso”: uno è il no vax, l’altro è lo spettacolo che la classe politica sta dando in questi giorni. Sono entrambi fenomeni possibili e “tollerabili” in un contesto dove si può essere non saggi senza sopportare censure.
Queste “piccolezze”, che vediamo praticamente tollerate, poi presentano o presenteranno il conto: la convivenza coi no vax è una sorta di “fabbrica dei decessi”, che bisogna assorbire nel nome della impossibilità di imporre obblighi generalizzati, perché il sistema democratico ha pure dei difetti, e che difetti!
I “grandi elettori” che si baloccano senza trovare un’intesa, che giustificazione danno? Li sentiamo da giorni, a ripetizione: una valanga di belle parole; nessuno di costoro accenna a due aspetti “segreti” che condizionano questa evidente incapacità: l’una è che si deve salvaguardare la legislatura per giungere al traguardo della pensione (lauta), l’altro, fratello di questo, è che le elezioni si debbono scongiurare perché molti di questi “grandi elettori” in Parlamento non ci arriverebbero più, e li aspetta l’ufficio di collocamento.
Le “piccolezze” sarebbero molte altre, ma fermiamoci qui.
Ora lo Sgomento.
Leggiamo che, in Australia, una ragazza che guida un gruppo di studiosi astronomi, ha “scoperto” una nuova stella che dista dalla terra, udite, 4000 anni luce. Può bastare per renderci conto di quanto noi siamo piccoli, anche per le cose elencate sopra, ove “piccolo” non sta solo per dimensione ma anche per “forma mentis”, ma il peggio è essere contenti di esserlo nella convinzione di essere grandi!
Mi si permetta, lo faccio con umiltà, un ragionamento che accompagna i 4000 anni luce. La scienza “scopre”, e ne siamo soddisfatti. Questo “scoprire”, non si scappa, ci dà prova che quello che si scopre non è una “invenzione”; la stella c’era già. Argomento non facile a trattarsi, ma esiste un dibattito su questo enorme tema, che va oltre le comprensibili posizioni che dividono “creazionisti” da “evoluzionisti”; e va oltre perché tende a identificare la scienza, lo scienziato, con un inventore, mentre è semplicemente lo “scopritore”; bravo fin che vogliamo ma arriva a scoprire un qualcosa che c’è, che c’era già. E’ qui che la domanda peregrina è: “chi, o Chi, ha fatto quello che noi scopriamo?” Compresa la stella a 4000 anni luce.
E’ a questo punto che lo sgomento tocca la soglia massima: si chiama “eternità”. Che, per esemplificare, empiricamente, vuole dire che, arrivati a toccare quella stella è come se fossimo daccapo!
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