Si sa che le banche hanno sempre fatto i loro interessi. Ora, in occasione del fallimento delle quattro banche di cui si sta tanto parlando, sembra che la politica si stia inventando tante cose nuove, ma la mia impressione, quella di un risparmiatore, è che, come la solito, si vogliano cambiarle in peggio per i risparmiatori, perché, come si sa, i poteri finanziari hanno una forte rappresentanza in Parlamento, mentre i risparmiatori non ne hanno alcuna.
Ho sentito affermare in televisione dal Presidente Enrico Rossi che l’idea in campo è quella di garantire i risparmiatori, ma da quello che poi ha esposto, non mi è sembrato proprio così.
Sembra che nel caso di fallimento di una banca dovranno risponderne gli azionisti gli obbligazionisti e i correntisti superiori ai 100.000 euro, al massimo con l’8%, mentre tutti gli altri risparmiatori saranno tutelati da un fondo bancario gestito dalla Banca d’Italia, la quale, oltre ad essere il controllore delle banche, è a sua volta controllata dalle banche che ne sono azioniste (e ciò spiega tante cose), ma la parte dei creditori che questo fondo non riuscirà a garantire, chi li garantirà? Lo Stato?
Ma allora, ammesso che l’Europa consenta, i creditori saranno garantiti ancora dai risparmiatori, con le tasse.
A mio avviso questa garanzia la deve dare l’intero sistema bancario senza limiti, proprio perché le banche hanno l’interesse ed il dovere di garantire la fiducia dei clienti nel sistema stesso, altrimenti andranno tutti di nuovo in Svizzera.
In definitiva mi sembra che l’idea sia quella di trasferire ancora di più il rischio di impresa delle banche sui risparmiatori; già oggi sui conti correnti hanno unilateralmente deciso (facendo cartello), di non corrisponderne più; le commissioni per le banche sono un’entrata sicura, ed il rischio delle perdite, invece, è sempre dei clienti!
E’ lontano anni luce il tempo in cui le persone portavano in banca i loro risparmi, fidandosi ciecamente e, in effetti, di crac bancari per almeno una ventina d’anni non se ne sono verificati; segno che quel mondo, bancario, si reggeva su un certo stile, non che non facesse i propri interessi, oggetto anche di continue lamentele della clientela che ha sempre contestato inspiegabili balzelli nella tenuta dei conti, ma la regola della sicurezza per la clientela era l’imperativo degli istituti. Poi lo scenario cambiò quando nel sistema bancario si aprirono falle ed entrò la malavita con quegli oscuri intrecci che portarono a perdite clamorose e dissesti mai visti prima di allora. E i casi nei quali si dimostrò questa “deviazione” rispetto alla sicurezza antecedente, furono più d’uno, ma il più eclatante fu quello del Banco Ambrosiano con il finale nella tragedia dell’omicidio di Roberto Calvi.
Se non si metterà mano in fretta a una nuova legge bancaria seria, i casi a rischio saranno sempre di più.
Caro Ermanno, mi trovo pienamente d’accordo con le tue considerazioni, specialmente nella parte conclusiva del tuo articolo, dove affermi che è la “malavita” una delle cause di clamorosi crac bancari. Ma vorrei aggiungere che tutto purtroppo nasce dall’avidità dell’uomo che lo porta a voler guadagnare soldi senza far “fatica”. Penso che un rimedio a lungo periodo dovrebbe essere incentrato nell’educare e educarci che nulla è dovuto e facile, ma bisogna lavorare e impegnarsi con dedizione e professionalità nel rispetto delle regole.
Buon anno
Giorgio