A un cittadino qualsiasi, forse, il fatto che il nostro pianeta si scaldi non fa né caldo, né freddo. E invece sì, deve interessare; forse occorrerebbero delle scosse psicologiche, che facciano colpo, per capire che il problema è molto serio. Un esempio: può bastare mezzo grado di aumento della temperatura del globo per vedere sparire sott’acqua delle isole a causa dell’innalzamento del livello del mare, a sua volta prodotto dallo scioglimento dei ghiacciai (che una volta chiamavamo perenni).
Ha fatto certamente successo, apparentemente in positivo, la recente conclusione della Conferenza di Parigi sul clima; era presente tutto il mondo e ben 195 Paesi hanno concordato e sottoscritto un accordo per contenere l’innalzamento della temperatura della terra provocata dalle emissioni dannose di industrie, trasporti e altre fonti di inquinamento che producono quell’”effetto serra” che drammaticamente ci riscalda.
Al plauso per l’esito ottenuto a Parigi, superiore ad analoghi appuntamenti registratisi in passato, segue un “ma”, anzi, più di uno.
La prima debolezza consiste nel fatto che quell’impegno a contenere le emissioni, sottoscritto da così tanti Paesi, è “volontario”, non cogente, una sorta di impegno sull’onore, anche perché non sono previste sanzioni per coloro che all’impegno vengono meno. E qui si tocca con mano come l’ONU, che ha tenuto per mano quella Conferenza, di fatto conta poco nei confronti dei singoli governi. Ancora qualche “ma”. Ogni governo deve agire nel senso di obbligare gli inquinatori ad adeguarsi; cosa non facile da ottenere dalle potenti lobby industriali per le quali vale, e prevale, solo il profitto. Su questo aspetto c’è chi lamenta l’assenza a Parigi proprio delle multinazionali o anche di altri soggetti che producono quote significative di inquinamento, come l’aviazione civile.
Inoltre, e questo spetta alle istituzioni pubbliche, si devono attuare una strategia e dei forti incentivi che incrementino le fonti di energie rinnovabili, per contenere lo smisurato ricorso al petrolio e al carbone, prime cause del male che lamentiamo.
Poi non è detto che tutto questo sia facile, la strada è in forte salita, ci sono sempre controindicazioni. Nella Provincia di Lecco, che è vicina a noi, si legge che si vorrebbe utilizzare il calore prodotto dall’inceneritore dei rifiuti che c’è a Valmadrera, per riscaldare molte case dalle quali verrebbero eliminati i combustibili fossili. E’un bene o un male? E’ necessario che i responsabili facciano le giuste valutazioni, senza i pregiudizi che nella politica emergono sempre, a scapito di obiettivi seri. Ma poi, ci si domanda, quell’enorme impianto che ora chiamano termovalorizzatore, che si occupa di tutti i rifiuti che noi produciamo, a occhio c’è da più di vent’anni, e finora non si è pensato a sfruttare quell’energia per riscaldare come se ne parla oggi?
Si dovrà tener conto che Parigi ha impegnato il mondo, ma il mondo siamo anche noi, e nel suo piccolo ognuno deve muoversi e fare la sua parte, oppure questa nostra terra ci metterà sempre più paura.
La pioggia e la neve sono arrivate e hanno spazzato via in un attimo le paure di morir soffocati dallo smog. Speriamo sia monito per aver maggior cura del nostro pianeta, cominciando dal piccolo che possiamo fare giornalmente. Esempio: diminuire la temperatura dei nostri termosifoni.