La buona scuola

di Anna Lissoni
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Con il via libera definitivo della Camera, la riforma chiamata “Buona scuola” è diventata legge Alcune novità in essa previste sono già entrate in vigore, altre lo saranno prossimamente e, tra un anno e mezzo circa, la scuola italiana cambierà volto.

Da quando è stata presentata, nel settembre 2014, la riforma ha dato adito a una forte contestazione da parte di insegnanti, genitori e studenti sulle prospettive e sui cambiamenti proposti, novità che nessuna riforma aveva mai osato proporre.

I punti più importanti riguardano il piano delle assunzioni degli insegnanti, le competenze dei Presidi, ai quali vengono assegnati molti più poteri, il sostegno alle scuole paritarie, dei benefit economici per gli insegnanti. Viene messo in campo un legame più stretto tra scuola e aziende, si prevede la costruzione di scuole innovative e la valorizzazione e la sicurezza degli edifici già esistenti, viene potenziata l’autonomia scolastica con risorse di personale ed economiche adeguate.

In questo momento non vorrei dare dei giudizi sui cambiamenti previsti da questa riforma, anche se, dopo una prima occhiata ai punti più contestati della legge, mi sentirei quasi di dichiararmi d’accordo con alcuni dei contestatori. Vorrei però veder applicati i punti più messi in discussione prima di dare un giudizio definitivo.

C’è comunque un aspetto di questa riforma che mi ha positivamente impressionato ed è quello relativo all’autonomia scolastica reale.

Finalmente, dopo 15 anni di autonomia scolastica rimasta sulla carta, le scuole potranno sperimentare tutte le potenzialità di questa libertà di gestione, con piani di studio più personalizzati, con più possibilità di affrontare e risolvere i problemi della realtà scolastica di riferimento, attingendo dalle 100.000 assunzioni e da un budget in crescita.

Penso e spero  che con l’attuazione di questo punto, i ragazzi potranno avere più supporti e aiuti per sviluppare le proprie competenze e, soprattutto, spero che si possa finalmente permettere a tutti di raggiungere le giuste conoscenze e competenze per affrontare sia gli studi successivi che il mondo del lavoro.

Si parla molto di meritocrazia ma, per arrivare a questo, occorre anche fornire alle persone i mezzi per costruire se stessi e per costruire le cose basilari che servono alla comunità e che permettono alle persone di competere alla pari con gli altri.

Credo che un’autonomia ben applicata potrà essere d’aiuto per raggiungere questi obiettivi.

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