Istituzioni e scenari funebri

di Umberto Cogliati
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Lo scritto di oggi è di costume o, se si preferisce, di alta economia e il legame tra questa e le istituzioni. Ma vediamo, anche ben sapendo che le risorse sono materia sempre scarsa specie per la generalità dei popoli di questo mondo.

Si è colta una accesa discussione che verteva su queste tesi entrambe con ragioni legittime per essere sostenute.

Prima tesi. Gli episodi che hanno accompagnato le esequie della appena defunta regina Elisabetta hanno dimostrato parecchie cose: il grande sfarzo, una “liturgia” che forse solo i britannici sanno dimostrare, tutto il mondo dei potenti allineati nella cerimonia, si può dire che il mondo si sia mosso per rendere omaggio a una donna che ha rappresentato, insieme, ruolo e devozione per la monarchia e anche la capacità di tenere unita una istituzione che sta tuttora dimostrando quanto valga una corona regale perfino al di sopra del Governo di un nobile popolo, e si potrebbe aggiungere, ma è un inciso, a differenza di molte altre case regnanti ancora esistenti nella nostra Europa ma recanti queste poco più che un potere rappresentativo che le fa diverse da quella del Regno Unito.

Seconda tesi. Questa “corsa” al seguito del feretro di Elisabetta seconda, di là dalla liturgia, di là dalla messinscena, spettacolarmente godibile, ha un costo, sì, un costo, proprio in termini di risorse finanziarie le quali, tutte, si collocano a carico del contribuente. E ci si è capiti.

In questo contesto, si potrebbe dire negli stessi giorni, il mondo, tutto, a cominciare da quello più evoluto, sta patendo una crisi economica tra le più marcate del periodo, e facciamo solo un esempio:i costi dell’energia che stanno rodendo e erodendo la capacità quotidiana di milioni di soggetti, dal piccolo nucleo familiare alla piccola, media e anche grande impresa, al punto da mettere a rischio la sopravvivenza di millanta soggetti economici, la occupazione, in una parola la quotidianità.

Lo “scontro” tra le due tesi sovraesposte dove si basava?

Da un lato a sostenere e giustificare la grande coreografia dell’occasione funebre celebrata nel Regno Unito, a prescindere dall’ingente impegno finanziario che il fatto si trascinava, dall’altra a individuare una occasione persa per fare fronte alla bolletta del gas del signor Rossi. E anche qui ci siamo capiti. Fino al punto che, ecco un ricamo appropriato nella vicenda, come sarebbe stata  giudicata una scelta unica, straordinaria, nobile, altruistica, significativa, di devolvere la ingente somma impiegata per l’operazione funebre a favore di una crisi molto presente in gran parte dell’umanità?

Tesi suggestiva e accattivante ma impossibile da praticarsi per almeno due ragioni: la prima è che nel nostro modernissimo mondo non esiste un soggetto che abbia il potere cogente di provocare una simile scelta ((dell’ONU non parliamo), la seconda ragione è che quella parte di mondo che a quel rito ha partecipato con piacere e soddisfazione vi ha goduto; questa seconda ragione sta nella  vicinanza (mentale, non solo fisica) che tiene i ricchi da una parte e i poveri da un’altra.

Che  tipo di giudizio si sarebbe potuto esprimere se quel gesto ipotizzato fosse stato reso reale? Non certo, suppongo, negativo…

E allora dove sta il punto?  Una risposta semplice è la seguente: il mondo ha bisogno di vivere anche di liturgia (come del resto le religioni, tutte) e quindi appare impossibile vivere “senza cerimonie”.

Un fatto è certo: esagerare con le une o con le altre  non giustifica un mondo che sa convivere con lo sfarzo e, insieme, soprattutto, le guerre, la fame e quel terzo mondo che conosciamo. Né, obiettivamente, ci si può accontentare di organizzazioni internazionali sorte per tenere il mondo con le redini della saggezza le quali, di fatto, si rassegnano alla pomposità delle cerimonie e, purtroppo, anche ai veti che le nazioni più potenti possono imporre alla miseria di quei popoli costretti a vivere di soprusi.  Russia e Ucraina docet.

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