Matteo, sì, è proprio lui, che ha tenuto in fibrillazione il Paese con una consultazione elettorale che ha toccato autentici livelli di patologia. Un referendum che ha “costretto gli italiani a dire SI o a dire NO, in gran parte senza saperne il significato vero. Si sarebbe portati a dire: perché questo? Perché lui, proprio lui, quel referendum l’ha prodotto, l’ha voluto, l’ha reclamizzato fino allo spasimo senza riuscire a convincere almeno metà degli italiani a dargli ragione; infatti il 60% gli ha dato torto.
Una considerazione quasi blasfema (perché in democrazia i voti si contano, non si pesano) porterebbe a dire: ma se un quesito non si riesce, per mille ragioni, a renderlo comprensibile, vale a dire su che cosa si voterà SI o NO, il pronunciamento è da considerarsi libero e con cognizione?
La chiamata di oltre 40 milioni di cittadini a pronunciarsi con lo strumento del referendum, si è rivelata strabica; la grande manifestazione di democrazia è stata inquinata da una serie di elementi che l’hanno spostata su aspetti poco inerenti alla riforma costituzionale (che era l’oggetto del quesito).
Per esempio. C’è un gioco di parole che di Renzi ha detto: “Sarà anche bravo ma è un bullo, e voto NO”, altri hanno detto: “E’ un bulletto, però è bravo, e voto SI”. La sorte ha voluto che gran parte di chi ha votato NO ha voluto penalizzare il “bullo”, e basta; e si capisce come il contenuto del quesito in questo caso vada in cavalleria; e questa condizione del “ragazzo arrogante” è stata cavalcata dalle cento opposizioni, tali per motivi differenti, ma che ha avuto buon gioco. Per contro, è il caso di dire come quel 40% sia composto da chi ha scelto il cambiamento (bullo, sì, bullo, no), finalmente, dopo decenni di proclami senza esiti, per incapacità o anche per malafede da parte di tanta nostra classe politica, molta della quale si riempiva la bocca senza mai metterci mano, del grande freno del bicameralismo, della necessità di eliminare un sistema elettorale (il porcellum), ma se lo teneva caro perché consentiva ai partiti (tutti) di nominare i parlamentari scelti da loro. E, beffa, sentenziavano la lamentela del distacco del popolo dalla politica!
Poi arriva Renzi, che sulle cose sempre solo promesse ci mette mano; certo con difetti, e forse mancando di spingere a dovere su qualche problema importante; e si levano gli scudi di tutti, un esercito di contrari, di tutti i colori, uniti solo dal denominatore di volerle fare loro quelle cose ma prima andare al governo (!). Molti per calcoli di bottega, ma anche di chi, ed è lo spettacolo più deprimente, da dentro il PD, per non sopportare un intruso che si muove ove loro sono stati immobili per anni, e la coalizione per il NO è fatta. Fascisti e comunisti alleati per dire NO. E la lamentela di questi, facile, è diventata una litania: “La riforma è scritta male; il 74 è troppo lungo; il Senato era meglio abolirlo del tutto; perché non tagliare il numero dei deputati; si attenta alle autonomie regionali; non si cancellano le regioni a statuto speciale, ecc., ecc.
Mettiamo che le obiezioni siano tutte vere, ma, ci si chiede: quando mai in politica, ma anche nella vita, le cose riescono perfette (ma poi, perfette per chi?); è più che ovvio che l’accordo si trova solo con qualche mediazione. Ma quella esagerata confluenza a dire di votare NO, quelle, vere o presunte, imperfezioni, sono state usate strumentalmente, come pretesto per “cacciare” l’uomo Renzi, troppo diverso da tutti loro. E non pensando a una cosa: il dopo. Già ora tutto è ingarbugliato, situazione difficile da districare e il buon Mattarella ha il suo bel daffare.
La conclusione. E’ certo che se Renzi ci avesse messo meno “baldanza” forse qualche punto l’avrebbe rimediato, ma quel 40% che ha votato SI l’ha fatto magari sopportando il “bullismo” di Renzi, ma perché il referendum era su altro, chè senza una riforma il Paese è fermo.
Quel 60% che ha detto NO, ha vinto (D’Alema, Bersani, Grillo,Berlusconi, Meloni, Salvini…), ma che cosa ha vinto? Quei NO, quel 60% politica non la fa, al massimo, tutti cuciti insieme, se vien bene fanno l’abito di Arlecchino.
Ora Matteo Renzi sembra scivolare verso il signor nessuno? Non lo credo e non lo spero. L’uomo è una risorsa per il Paese. E di riforme, quindi le sue proposte, c’è molto bisogno.
Scrivi un tuo contributo