Guerra di religione o religione della guerra?

di Umberto Cogliati
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religione

Sembra un gioco di parole: non lo è. E’ una gigantesca questione che campeggia, per poco o per tanto, in ogni conflitto.

Con ordine. La religione,  per definizione, è il rapporto che l’uomo, gli uomini, l’umanità, stabiliscono con Dio. Un discorso lunghissimo ma al nocciolo significa che l’umanità sente il bisogno di rivolgersi a un’Entità soprannaturale la quale vuole che il “suo” uomo si specchi nella volontà di un Essere supremo e attraverso quel gesto ne nasca un beneficio, il più grande che possa stabilirsi.

Questa è la fisiologia, la regola. Per ogni religione, per ogni fede. Uno schema aureo volto solamente a un grandioso obiettivo positivo.

E allora, perché le guerre “in nome e per conto” di una religione?  E’ la storia che ci dice come il riferimento a una religione per chi promuove e sostiene una guerra è, per poco o per tanto, generalizzato.

E si è assistito perfino, sempre la storia lo dice, all’estremo paradosso di guerre scatenate da Paesi, eserciti, legioni, appartenenti alla stessa religione, e si ammazzavano i nemici invocando la protezione di Dio.

I cattolici, in questo impressionante scenario, non sono secondi a nessuno. Basta osservare, è storia recente, le due ultime guerre mondiali.

La religione, una realtà la più eccelsa, strumentalizzata per uccidere.

Qual è la degenerazione? Come può accadere quel disastro?

Semplificando, ma neanche tanto, la metto così. E limito i riferimenti ai canoni della religione cattolica.

Dio crea l’uomo e il dono più grande del quale dota la sua creatura più bella è la libertà. Detto in modo più  preciso la possibilità per l’uomo di scegliere come comportarsi. Questo lo chiamiamo il “libero arbitrio”. Ne consegue che la “creatura” uomo è libera di scegliere il bene oppure il male, portandone la responsabilità. E l’uomo quando sceglie di compiere il male, dal più piccolo gesto quotidiano, ma qui stiamo parlando della guerra, non solo utilizza il dono della libertà, ossia il libero arbitrio, per scegliere il male, ma arriva perfino a chiamare in causa Dio nel compiere il male che sta facendo  chiedendo che venga in sua protezione. Pensate che aberrazione!

Oggi stiamo assistendo a una guerra, fratricida come tutte le guerre, sul suolo dell’Ucraina.

Lo scenario evocato per giustificare questo massacro è una sorta di pulizia etnica non meglio definita che fa salvo l’aggressore rispetto all’aggredito, inserendo ingredienti i quali, lambendo una religione come pretesto (Kirill ne sa qualcosa), danno una patente e un sostegno morale alla peggiore immoralità.

Si è scivolati da una pur ripugnante  guerra di religione a una ancora peggio religione della guerra.

Allora, ci si chiede: esiste uno spazio geopolitico per avviare a soluzione una tale grave degenerazione?

Certo, purchè l’uomo “umano” lo voglia.

E ciò pur nella ressa di voci che invocano “non armi, ma diplomazia”. Giusto, da dove si comincia…

Non trovo (e chi ce le ha pronte?) altre ricette credibili e spendibili che pure ci saranno e che ci auguriamo possano avere successo.

Mi limito a fare due riferimenti; uno è parte della nostra storia recente dell’Europa. Quando tre grandi statisti: Alcide De Gasperi, Robert Schumann e Konrad Adenauer, primi attori nei tre grandi Paesi che si sono combattuti per secoli (Francia, Germania, Italia), nei quali la religione cattolica, grandemente presente, ha spinto questi Grandi a stringersi la mano e giurare “mai più guerre tra noi” e da qui abbiamo sperimentato ormai quasi un secolo di pace. Mai successo.

Il secondo riferimento  a Papa Francesco il quale ha preso la posizione più giusta: gli uomini  non si possono uccidere; gli orfani, le vedove, i rifugiati, gridano vendetta al cospetto di Dio. Ecco che Dio

sopravanza nella voce di Francesco, anche se, purtroppo, nel mondo è criticato per tutte quelle ragioni che abbiamo appena censurato: quella religione della guerra sulla coscienza dell’uomo!

Ultima ora: rivolgo un saluto e una preghiera alla cara Maria Romana De Gasperi, figlia del grande Alcide, morta in questi giorni e che ho avuto il piacere di conoscere di persona.

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