Europa, se ci sei batti un colpo!

di Umberto Cogliati
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Brexit

Chi non s’è accorto che il mondo va male? Non c’è Paese, non c’è potenza che possa dirsi, se non nel pieno del progresso, almeno in tranquillità.

Il panorama, si dice, è liquido, si muove speditamente, ma nel mondo diventato piccolo, gli attori si ritagliano un ruolo verso il futuro da loro immaginato, purtroppo non sempre con saggezza.

L’America, la più grande democrazia, sta velocemente correndo il rischio di appartarsi, di non svolgere più quella funzione tradizionale (gradita o meno) di guardiano della pace nel mondo che si è costruita dopo le “macchie” dell’atomica nel 1945 e gli interminabili anni del Viet Nam; ma alternative sullo scenario mondiale non ce n’erano, il carburante dell’equilibrio era la guerra fredda. Ben poco ha potuto anche l’ONU, nata strabica e che vive impotente rispetto ai drammi nel mondo, praticamente al comando di poche grandi potenze.

La Russia, il più grande Paese del mondo, costringe molta parte del pianeta ad aderire, o accettare suo malgrado, i compromessi della sua geopolitica ricattando molti paesi col deterrente energetico del quale è ricca.

La Cina, il vero gigante mondiale col quale tutti dovranno fare i conti, accetta i più grandi rapporti economici purchè non contrastino con gli obiettivi cinesi i quali mostrano di stare ancorati a una filosofia/economia di impronta comunista evoluta e addomesticata per il proprio disegno egemonico. Fin che dura, ma durerà.

Per non parlare di altri grandissimi e validi attori, tutti impegnati, se non, mettiamo, con mire imperialistiche in senso classico, sicuramente determinati a giocarsi una grande partita economica sul pianeta. Parliamo di India, di Sud Africa, di Brasile, per tacere di altri. Ognuno di costoro, sia i grandi che i “medi” fa una propria politica che si misura col resto del mondo e su questo scenario uscirà più o meno vittorioso, ma già parte in condizione di gareggiare con i più grandi, con i quali misurarsi, ci si augura pacificamente.

E l’Europa dov’è? Quale grandioso ruolo avrebbe potuto svolgere, per sé e per il resto del mondo, avendo dalla sua la storia, l’esperienza, le tecnologie, le classi preparate e capaci?

Invece non c’è. Fino a un mese fa sembrò che stesse insieme con lo sputo, poi spuntò Brexit che sputò sul resto dell’Europa; non solo, non c’è perché non decide ma perché non sa decidere; non c’è perché sempre più ognuno si convince che Unione significhi far prevalere il proprio punto di vista, non c’è perché tutti allontanano la conoscenza della storia, così da non ricordarsi più dei Padri fondatori  e di non ricordarsi i secoli di guerra con milioni di morti,  gli uni contro gli altri in Europa. Non c’è perché ognuno dei 28 crede che 27 stiano dietro di lui e, per stare all’apripista della disgregazione, non c’è perché c’è una regina con l’aggravante che parla inglese e suppone che l’Unione Europea sia un di più essendo già il suo un Regno Unito, che si chiama tale perché, al prezzo storico di migliaia di vittime, un frammento di Irlanda deve stare sotto la corona England. E, similmente, non c’è perché nel continente si formano e vivono compagini che fanno leva sull’antieuropeismo per vincere le elezioni (prima la leva era la “secessiun” da Roma ladrona, ma dopo il pappa e ciccia è difficile, allora si è “evoluti” contro l’Europa).

Allora, a parte l’ironia, mettendo insieme un po’ di presunzione e un po’ di assurdo, esce l’utopia che dice: l’Europa non potrebbe tentare di (ri) fondarsi, con chi ci sta sinceramente (e ci sono); non dimentichiamo che la firma al trattato di Roma che fece partire l’Europa l’hanno messa solo in sei (Italia, Germania, Francia e Benelux). L’alternativa è che l’Europa diventi un boccone tra le fauci di uno dei grandi prima evocati. Certo, ci vogliono idee forti e fantasia, ma è merce che in Europa non è esaurita. Tra le prime cose l’Europa deve farsi promotrice del riscatto dell’Africa (la Cina là c’è già), con progetti ampi, ma seri, volti a trattenere gli africani a casa loro, cominciando dalla Libia e dal Mediterrane, poi deve piegare il nostro continente a ritornare produttore di beni moderni e non credere di vincere svolgendo il(debole) anello finanziario dei grandi monopoli.

Il “tavolo” deve essere grande, e chi vi si siede per dire solo dei “no” va cacciato.

Anche l’utopia, quello che può sembrare assurdo (lo era ad esempio l’unificazione della Germania, e fu fatta) abbia il suo spazio e il giusto peso tra le classi di buona volontà.

Solo per citare il contrario di quanto qui auspicato, ossia i colpi di testa che recano danni immensi. In un momento storico poco lontano da noi, ci fu un illustre personaggio (tale Tony Blair), inglese, e pure di sinistra, che “motu proprio”, contro il volere dell’Europa intera ma d’accordo con gli americani di uno dei Bush, trascinò il mondo nella guerra irachena della quale stiamo ancora pagando le amare conseguenze del nuovo terrorismo.

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