E così ha vinto Elly Schlein; si direbbe un nome difficile da pronunciare e da scrivere, ma questo è l’ultimo dei problemi. Il primo e più importante è che ha perso Stefano Bonaccini.
Il nostro blog, che si chiama “liberi popolari una finestra sul mondo” si permette, sull’episodio, di politica ma anche di persone, di dire la sua, aspettando pareri,
Cominciamo col dire che, come i fatti importanti che succedono, assistiamo a chi, senza sfumature e con opinioni forti, è a favore o contro l’esito, anche con giudizi banali tipo “o finalmente una donna…” Su questi fogli cercheremo di essere obiettivi senza che, come sta un po’ succedendo, si palesi un partito di critici e basta e uno di favorevoli o entusiasti e basta.
Premetto, perché è utile, la mia posizione personale: sono un democristiano storico, conosciuto da molti per questo, che ha poi in seguito, dopo la conclusione della DC, militato nella Margherita, ultima tessera da me avuta perché al Partito Democratico non mi sono iscritto; la ragione è stata perché, accanto alla buona idea di fare evolvere la politica-partitica, la fondazione un nuovo partito con così grandi aspettative esigeva un processo con la chiamata della base, invece quella fondazione ci si è limitati a farla in un teatro. L’esito di quella operazione, fatta in quella maniera, ha facilitato l’introduzione di tutti i difetti; quindi quella grandiosa prospettiva, avviata non bene, non ce l’ha fatta a superare le mancanze delle due compagini esistenti. Si dirà che tutte le formazioni politiche hanno difetti, quindi pazienza. No, ci sono aspetti positivi non da poco, in quelli che possono dirsi gli eredi dei più grandi partiti, la DC e il PCI, che erano strutturati in modo partecipato, sezioni, comitati provinciali, una marea di sindaci e amministratori comunali, diversamente da altri partiti nei quali uno decide per tutti. Quindi pregi non esaltati nel nuovo PD.
Torniamo al PD. Io, non iscritto, sono andato a votare e ho votato Bonaccini perché tra i due in corsa, Bonaccini aveva la mia stima per le note referenze che porta dalla sua regione (Emilia Romagna), mentre la Schlein, non per colpa sua, non poteva vantarne, e allora bisogna dire che i tanti che l’hanno votata hanno visto in lei promesse valide sulle quali investire, meglio che con Bonaccini, per rifare un partito, il PD, in sintesi per esaltarne i pregi e cancellarne i difetti. Più unità (via le correnti), lotta alla destra e più a sinistra, collaborazione con altre forze politiche (cinque stelle), esaltazione dei diritti individuali e altro.
Schlein avrà un bel daffare; le referenze e il carisma ancora non ce li ha e dovrà costruirseli. In questo quadro la persona, intesa proprio come individuo, conta moltissimo: com’è, come parla, come si veste, cosa dirà, come terrà il rapporto con la gente e le istituzioni, come interpreterà il pensiero dei cittadini, giovani, anziani, gli uomini, le donne, i lavoratori, i migranti; quale spazio proporrà (e assegnerà se prenderà il potere) alla salute, alla scuola, all’arte, alla cultura, al clima, al patrimonio storico, allo sport; poi per tutte queste categorie ce n’è qualcuna che riguarda tante ma tante persone, altre, con pari dignità, ma elitarie che dovrebbero pesare, ognuna alla misura che rappresentano e avere l’incidenza per l’obiettivo che perseguono in rapporto ai bisogni della società. Faccio un esempio per me importante e credo di farmi capire.
Sotto il profilo dei diritti la parità non si discute, ma chi fa politica deve dare a questi una interpretazione differente agli uni e agli altri. L’Italia, si sa, è il fanalino di coda in tanti settori in Europa: siamo il Paese più vecchio, con la più bassa natalità, con meno bambini, da secondo Paese (dopo la Germania) per potenza manifatturiera alla condizione di faticare per avere personale e in aggiunta l’ aumento dei giovani che si portano all’estero per lavoro. Una situazione, forse la prima, per un capo politico, da affrontare. Bene, dalla Schlein sul podio delle elezioni vinte, cosa enfatizza? Parole sue: “Sono una donna, amo un’altra donna, non ho bambini ma per questo non sono meno donna”. Una affermazione sulla quale non grava alcuna diminuzione di diritti ma che trascina considerazioni di tipo diverso rispetto a questo, che afferiscono a ideologie che non condividono quella posizione, tipo quella, e per dirne una sola, che individua nella famiglia, che sappiamo come è fatta, il nucleo della società e respinge altre formule che hanno sì pari dignità ma traducono effetti che, per forzare il discorso ma non più di tanto, rispetto ai veri e attuali bisogni della società non rispondono alla pari. Questo, lo si intenda, nella logica e nei programmi di chi fa politica e in quella si impegna.
Da qui si dovrà vedere la Schlein alla prova. Per ora non mi pare giusto fare delle sue affermazioni motivo di discordia; la politica è un’arte complessa, la segretaria dovrà imparare molte cose che non conosce; per noi, per essere oggettivi, non ci pare conveniente assumere la posizione di chi se ne va dal PD per questo risultato, né per quelli che si sentono i suoi tutori.
La Costituzione della Repubblica è aperta a tutto quello che abbiamo detto sopra, gli articoli 2,3, 29, 31, leggiamoli e ce ne renderemo conto. Personalmente avrei preferito da Elly Schlein la volontà per spingere i partiti, tutti, ad attuare l’articolo 49, inattuato, della Costituzione, che vuole i partiti organizzati “con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, mentre in molti dei nostri partiti uno decide per tutti. Capito?
La vedremo alla prova.
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