Dei giovani

di Umberto Cogliati
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La penna di un anziano come chi scrive oggi si eserciterà a cogliere delle istantanee sul comportamento dei giovani oggi, non senza un certo disappunto.

Meraviglia, colpisce, come ci siano atteggiamenti molto differenti l’uno dall’altro e, almeno all’apparenza, assunti da ragazzi, giovanotti, di età e ceto sociale simili tra loro che, invece, si comportano con molta diversità nell’agire. La loro condizione, a occhio, appare come non sia di quelle sulle quali aprire una qualsiasi analisi sociologica, molto in uso nel passato, ma oggi più difficili da percorrere.

In parole più semplici: ci sono giovani che si comportano  molto diversamente tra loro pur vivendo una condizione di partenza, per fascia di età, estrazione sociale, condizioni economiche e fors’anche culturali simili.

Gli aspetti da considerare sarebbero molti, mi limito ai seguenti quattro fenomeni: tre di segno negativo: le tifoseria negli stadi delle partite di calcio; gli episodi funesti di incidenti nei post discoteca; le scritte che imbrattano i muri delle città, e un ultimo fenomeno dal quale prendere esempio: la raccolta e la distribuzione di cibo da distribuire a famiglie povere o fragili.

Questi quattro fenomeni sono comparsi tutti sulla stampa e sui media di questi primi giorni del febbraio ’24, quindi non sono “storia”ma sono a noi coevi, come scattati in una foto nei medesimi giorni, nelle stesse località, in Lombardia ma è verosimile che non sia diverso in luoghi confinanti.

Una prima considerazione. Può essere vero che questi giovanotti che si comportano in modo da arrecare danni al prossimo o a sé stessi, siano mossi, più che da un obiettivo, seppure perverso, dalla noia della vita, che questa noia sia per loro l’apice di una piramide  e tutta l’umanità che sta sotto deve essere maltrattata e quindi trova modo di scaricarsi solo procurando del male ai propri simili? Esempio: quelli che, alla recente partita Inter/Juventus si sono organizzati alla grande per aggredire e picchiare i tifosi avversari e affrontare la Polizia con sassi e bottiglie e dotati di bastoni, spranghe, catene, tirapugni, su che ideologia poggiano? Il tifo è un’altra cosa! E, se consentite, anche il Che Guevara era un’altra cosa! E ci siamo capiti! Quelli che spendono soldi, e non pochi, per imbrattare nottetempo i muri delle città, a sera quando tornano a casa e si guardano allo specchio, cosa si diranno? Quei poveretti che rischiano, e a volte lasciano, la vita in auto dopo che hanno lasciato la virtù della prudenza in discoteca, che dobbiamo dire ai funerali? Certo, che erano bravi ragazzi. E come no?

Due sole parole per quelli, giovani, che si danno da fare, con fatica, a raccogliere cibo, in supermercati, all’ortomercato, in altri magazzini che collaborano, e che, solo per dare qualche numero, nella sola città di Milano, nell’anno ’23, hanno distribuito razioni di cibo a 27.000 persone con 600 tonnellate di prodotti alimentari. Il fenomeno si commenta da solo.

Un breve commento. Senza la presunzione della  verità e mai per atteggiarmi a giudice.

La società, la nostra, “democratica e liberale”, organizzata con fior di Enti pubblici, amministrazioni comunali e oltre, una classe dirigente criticabile ma benpensata, ritenuta il “massimo del meglio”, come si pone nei confronti dei primi tre fenomeni evocati sopra?  Interviene? A sufficienza ? O quello che fa, che riesce a fare, è lontano dall’essere bastante?

Coi giovani che lavorano per il prossimo può bastare levarsi il cappello e applaudire, ma per gli altri (saranno la maggioranza?) i pubblici poteri si limitano alla repressione?

L’antico adagio che suona “prevenire, non reprimere” presume che ci sia una misura: quella usata è sufficiente?

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