Già da tempo il ricordo della grande guerra si era rinverdito grazie anche e soprattutto al turismo e alla voglia, perché no, di business .In tutte le zone che sono state scenari di guerra, Comuni, Enti, associazioni di volontari, appassionati, pro loco , uffici turistici ecc.ecc si sono adoperati perché sentieri, strade miliari, manufatti e trincee venissero riadattati e ristrutturati per accogliere e proporre tra aree attrezzate , fitness, ski- lift , funivie e non so più che altro, un turismo “storico” in quel grandioso museo all’aperto, unico al mondo, che è appunto il fronte italo-austriaco.
Nulla da dire anzi, da anni ho sempre scarpinato in quelle zone e ne conosco il fascino cui neppure un osservatore svagato può sottrarsi. Il recupero delle nostre memorie storiche oltretutto non può che essere del tutto meritevole.
Adesso però che il centenario della nostra entrata in guerra ci sta propinando un florilegio di iniziative di ogni sorta, credo sia necessario fare alcune puntualizzazioni perché il tutto non si risolva in una semplice “kermesse” con tanti partecipanti , tanta approssimazione e poca chiarezza.
Intendiamoci, sono stati fatti passi da gigante da parte della nostra storiografia: un po’ meno retorica e più obbiettività, più storia e meno enfasi.
Ma non vorrei che alla fine , malgrado tutto, prevalesse ancora la “vulgata” ,che è semplificazione della storia e che si radicalizza nell’immaginario , sfugge alla revisione critica di una ricerca scientifica. Come scriveva il grande storico Marc Bloch “La storia nasce dalle domande che il presente pone al passato ed è tempo di rinnovare le domande , indagare lo sviluppo degli eventi e le reazioni delle genti senza il velo della volontà puramente celebrativa”.
Fa specie pertanto sentire disquisizioni sulla inutilità di proporre temi e problematiche d’antan, ormai obsoleti e troppo lontani nel tempo. Come se ripercorre il passato senza pregiudizi e faziosità non ci permettesse di conoscere meglio il presente e magari anche il probabile futuro.
La Grande Guerra, al di là della vittoria, è stata una tragedia, un orrendo massacro per motivi e ragioni che ancora oggi non siamo e forse anche non vogliamo comprendere fino in fondo,tant’è che ancora oggi un’ ampia corrente di pensiero, che la “vulgata” ovviamente fa per buona parte propria, la indica come la quarta guerra di indipendenza!
C’era certamente la questione irrisolta dell’irredentismo e la cacciata dello straniero dai “sacri suoli della Patria” ma ciò che avrebbe portato il nostro paese alla partecipazione alla guerra fu ben altro e la nobile azione volta liberare i “popoli schiavi” fa a pugni con la politica italiana post risorgimentale che si era già imbarcata in avventure coloniali in Africa, finalizzate non a liberare altri popoli ma bensì a sottometterli!
Gli accordi stipulati infatti dal governo Salandra nel 1915 con Francia ed Inghilterra, prevedevano in caso di vittoria dell’Intesa, la cessione all’Italia non solo delle terre irredente ma anche la Dalmazia, alcune colonie Tedesche in Africa e parti dell’ impero ottomano nonché mano libera per altre eventuali avventure.
La guerra iniziata nel 1914 pertanto, non fu che l’inizio di quasi trent’anni di violenze e di sconvolgimenti radicali che ebbero provvisoria fine nel 1945.Trent’anni che portarono alla massificazione dell’uomo, alla coercizione del suo io e videro il trionfo di dittature, genocidi , stermini di massa.
E’ difficile fare i conti con la propria storia e noi italiani in questo siamo facili alle rimozioni e alle autoassoluzioni e quell’inutile strage che ci vide per la nostra parte responsabili, non fu per noi di nessun monito né esempio. Solo qualche anno dopo il fascismo infatti ci avrebbe portato ad altre tragiche avventure.
Cent’anni dopo la Grande Guerra: abbiamo capito?
di Maurizio Bario

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