Così è tornata la guerra. In verità nel mondo le guerre non sono mai cessate, e ancora, purtroppo, ve ne sono, in Africa, in Asia, in America latina, ma oggi stiamo assistendo allo scoppiare del flagello della guerra in piena Europa. Non che sia diverso, la guerra è guerra, ma forse ci eravamo illusi che dopo la seconda guerra mondiale e un’Europa che ha messo la testa a posto dopo secoli di conflitti al proprio interno, che le guerre non sarebbero più esistite, e in effetti, grazie alla visione di statisti come De Gasperi, Adenauer, Schumann, Spinelli, è quasi un secolo che la “nostra Europa” sta vivendo in pace.
Certo che alla pace, di cui sto dicendo all’interno della stessa nostra Europa, per dirla tutta, abbiamo usato indulgenze, girando la testa dall’altra parte quando, appena fuori dal nostro orticello, certe grandi potenze si esercitavano a fare la guerra, se non direttamente, per sostenere despoti, con centinaia di migliaia di morti, lutti, profughi… Basti dire Siria che lo scenario è colmo.
Ora lo scenario di guerra è ritornato in Europa e stavolta, giustamente, provoca una forte reazione e un trauma generale.
Lo scioglimento dell’Unione Sovietica, la liberazione di molti Paesi prima “guidati” dalla Russia, ci è parso un grande passo positivo, un personaggio come Gorbaciov lo abbiamo salutato quasi da eroe mondiale. Ma la storia di quei Paesi liberati non è stata rose e fiori; molte guerre si sono subito avviate e sono tuttora in corso in parecchi Paesi asiatici dell’ex URSS, fino, e siamo all’oggi e siamo in Europa, alla recentissima e inusuale invasione dell’Ucraina. Un avvenimento che sta scuotendo il mondo per la ferocia e la determinazione dell’invasore che sappiamo chi è.
Costui ha un curriculum di tutto rispetto in tema di guerre, in diversi scenari nel mondo, ma l’invasione dell’Ucraina compendia tutti gli aspetti e i caratteri peggiori, anche di uno “avvezzo” come lui.
E, ammettiamolo, un grande “mea culpa” di tanti di noi, italiani e altri, per avere usato tenerezze nei confronti di Putin: amicizie personali, soggiorni a Mosca e cose di questo tipo, e non solo perché lui vende il gas all’Italia, importante ma che non sarebbe bastato a nascondere il lupo nel finto agnello.
Allora, c’è un popolo, libero e tranquillo, che viene aggredito, cosa stupefacente, e il mondo intero si mobilita affinchè questo popolo si difenda dall’aggressore; certo, non con le prediche, con la solidarietà ma anche con armamenti; quelle armi che devono contrastare quelle che la prepotenza di Putin sta scaricando in abbondanza sul popolo ucraino.
Lo scenario è questo. E ora davanti a questa emergenza nascono i distinguo e all’apparenza sembra che non si comprenda dove stia la ragione e dove il torto. C’è chi dice: “le armi no, con le armi c’è più guerra”. Frase apparentemente suggestiva, ma come si fa a non vedere che senza una difesa ad armi pari l’Ucraina in tre giorni sarebbe in mano a Putin? E’ questo che vogliamo?
Ora proviamo a capire come si giustificano queste posizioni.
Consideriamo le due maggiori organizzazioni sindacali, la CGIL e la CISL; la prima è in testa a sostenere quella contrarietà, la seconda, la CISL è invece favorevole.
Comincio a fare una prima considerazione, importantissima. Com’è possibile che due colossi sindacali di milioni di tesserati, su un tema di questa gravità la pensino all’opposto? Cosa c’è sotto, di inespresso?
Ma vado oltre. Cosa significa?
Significa (o dovrebbe significare) che i milioni di tesserati CGIL si sono pronunciati contro quegli aiuti all’Ucraina. Lo dico non a caso, ma perché su queste cose così importanti non sarebbe permesso scherzare, e perché la nostra Costituzione, all’art.49, terzo comma, recita testualmente: “E’ condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica”. Voi credete che sia andata così?
Accanto alla CGIL si sono aggiunte altre sigle di organizzazioni più o meno di sinistra (ACLI, ARCI, Legambiente), ma anche per costoro ci par di dire, sommessamente, che il metodo è importante: sono il corpo degli iscritti che si sono espressi su una posizione di una certa gravità o l’hanno decisa pochi Capi? Un sistema democratico sano, con regole esistenti alle quali attenersi, esige che chi decide, specie su questioni gravissime come nel nostro caso, siano sempre i Capi, mai Caporioni!
Assistiamo a manifestazioni che denotano un metodo antico, la convinzione che basti un corteo per vincere una battaglia. Il caso Ucraina è pressante e urgente e chiama la presenza del mondo che dice no ai soprusi e vuole aiutare a difendersi chi, ingiustamente, è sotto la minaccia delle armi, e le tesi sostenute dai cortei se non hanno questa sintonia finiscono per essere solo una predica: “Ci vuole più diplomazia”, “Chiamiamo in causa l’ONU”, “La pace non si fa con le armi”.
A parte che queste invocazioni non sono, come si sostiene, in contrasto con l’aiuto concreto a difendersi, ma limitarsi solo a manifestare (magari per dire la solita antica e ridicola frase che eravamo 50 mila e non come dice la Questura 20 mila) finisce per essere una risposta senza alcun esito.
Commuove invece vedere come tante ma tante persone, organizzazioni, comitati, si diano da fare per ricevere i fuggiaschi, i profughi (che ne hanno diritto ai sensi dell’art.10 della nostra Costituzione) e l’invio di molti rifornimenti utili a un popolo che sta subendo la disgrazia di essere capitato sotto lo scarpone del prepotente.
Sono altresì molto apprezzabili tutti i tentativi di mediazione: l’ultimo, molto suggestivo, del Premier Israeliano, dell’Unione Europea per quanto sarà ascoltata, delle Religioni, a partire da papa Francesco.
I governi, il nostro Governo, sembra che si debbano dare una mossa veloce, sul fronte dell’energia in particolare, perché l’impressione a oggi è che si sia un tantino dormito sugli allori.
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