Bene/Male Positivo/Negativo

di Umberto Cogliati
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Positivo_Negativo

Ci si chiede, a volte, se tra le attività umane ce n’è qualcuna che prevale. Detta in generale

emergono molto più evidenti quegli impegni che contribuiscono a migliorare la società, una frase che ingloba una infinità di aspetti, di azioni, di sforzi della mente, di scelte consapevoli che, messi tutti all’insieme, danno il loro apporto a mandare avanti in senso positivo, se quelle azioni sono volte a contenuti positivi.

Certo, non sempre quello che l’uomo produce è improntato al positivo; la stessa mente, la stessa volontà, lo stesso nostro impegno, possono evocare, produrre, atti che, nei confronti della società, danno apporto negativo. Con parole semplificate si possono distinguere in “bene” o “male”. Difficile, molto difficile, classificare ogni azione, ogni pensiero tra il positivo e il negativo; e questo è così difficile perchè la mente umana da sé sola, giudica ogni proprio pensiero, ogni proprio gesto tra il positivo o il negativo e, fatta quella scelta, la si vuole difendere, spingere fino al massimo possibile, nel presupposto che quell’accadimento sia positivo.

Un pensiero o situazione più esposti a questa vera tagliola: la guerra, le guerre, un fenomeno che, a cominciare da chi non è coinvolto direttamente, è decisamente negativo, ma, visto che chi combatte, ognuna delle parti produce delle ragioni che giustificano l’azione bellica con infiniti argomenti, il ricorso alla guerra, altrimenti definito come il più negativo dei fenomeni, diviene, per i promotori la massima scelta di bene.

Ora, in queste parole di premessa vediamo come ci sia una distanza abissale tra i concetti di “bene” e di “male”.

Ci siamo riferiti alla guerra, la condizione più facile da catalogare, giudicare, potremmo aggiungere altro, come la tortura, le deportazioni, e simili, e già in questo scenario ricorrono molte varianti; ci sono guerre ritenute di difesa, ci sono guerre per impadronirsi di risorse, ci sono guerre in buonafede e chissà in quale altre varianti. la guerra, anche la più “bella”, a prescindere da tutto meno che dalla vita delle persone e quindi la più “stupida” perché riguarda solo la conquista di territorio, la si avvia con lo schema peggiore tra i peggiori: la decidono i potenti ma che muoiono sono i poveri cristi. E alla data di oggi, se volessimo fare un esempio, ne avremmo tristemente in abbondanza, e dove cercarlo il bene in questo scenario?

Fatto l’esempio della guerra ma anche molti altri della società che avviliscono l’uomo: pensiamo alla tortura, alle deportazioni, e anche qui chi le esercita trova, purtroppo, di motivarle   al bene.

Il riscatto di queste condizioni inumane risiede nel come viene organizzata la società; il sistema democratico non è che sia senza difetti ma contiene molte misure per vincerli, almeno nelle intenzioni, organizzando le società con le leggi ossia delle regole a valere per tutti e nei quali si specchia il così chiamato Stato di diritto.

Fermiamoci qui  ma solo per introdurre un ulteriore esempio che sembra, in radice, banale ma non lo è. Si tratta di dare una valutazione su due azioni tra le principali svolte all’uomo: leggere e scrivere; sembrano vicine l’una all’altra e il discuterci sopra trascina in loro una certa concorrenza la quale, spinta al massimo, porta a rinvenire nei due esercizi il bene e il male, assegnati l’uno al leggere e l’altro allo scrivere e viceversa. Come mai?

Premesso che la discussione su questo argomento è molto ricca e premesso che non sono normalmente divisibili le due categorie (salvo rarissimi casi), sono verosimilmente più rappresentati coloro che leggono e anche scrivono di coloro che leggono e non scrivono.

Qualcuno potrà dire che non è così ma qui sta l’interessante del dialogo, anche perché qui non è messa in scena la terza categoria che è quella della parola, il linguaggio vero e proprio, il parlato.

A questo punto non guasterà mettere in evidenza, senza per forza schierarsi sull’uno definito il bene e l’altro il male.

I sostenitori dello scritto sostengono che scrivere ha più valore del leggere perché muove la mente a un livello molto più pronunciato, vi sono molte regole da osservare e, anche, il tema, l’argomento al quale attenersi (e, per fare bene queste cose) è un esercizio che, in termini di impegno, è ben superiore all’esercizio di leggere; poi le cose appena dette non basta farle ma si devono  fare “bene” (non come sta facendo chi scrive).

Il leggere è cosa ben diversa anche se i “partigiani” del leggere sostengono la vicinanza delle due materie, l’altra tesi, quella della marcata differenza, sostiene quanto segue: leggere è più “facile” perché, diversamente dallo scrivere il ”prodotto” è già pronto e “indagarlo” è di una facilità molto “facile”. In aggiunta c’è un rapporto che si differenzia molto nelle due discipline: mentre lo scrivere è completamente frutto personale di chi lo esercita, nel leggere, essendo due i soggetti in campo, nasce il fenomeno di ”credere”, dare ragione all’autore dello scritto.

Differenti ragionamenti s’hanno da fare nel settore dello studio ove il leggere e lo scrivere si sovrappongono.

Quindi si è visto come parlare e individuare una retta che divida il bene e il male è operazione molto soggettiva e opinabile, diciamo come le cose della vita e di questo mondo, ma non solo.

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