Ancora LEUCI

di Umberto Cogliati
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Lampadina

Sono certo che tutti i lecchesi sanno che c’è, anzi, c’era,una fabbrica che produceva lampadine elettriche; diciamo che la parola  Leuci ha a che fare col nome Lecco,dove la fabbrica si trova, ma quella stessa aveva anche un altro nome “FILE”, un acronimo, si dice così, di Fabbrica Italiana Lampadine Elettriche; più chiaro di così!     I lecchesi sanno anche che quella fabbrica è stata chiusa dagli ultimi proprietari, quindi basta lampadine elettriche. E’ da supporre, ma non credo di sbagliarmi, che la prima ragione di quella crisi fosse nella non capacità di adeguare il tipo di produzione alle novità che la tecnologia in quel campo ormai mostrava.

Sicché su quell’insediamento che chiameremo storico perché insediato da lunghi anni, si è aperta una vicenda tutto meno che serena: la manodopera lasciata a casa a passare gli ultimi anni della vita, quelli che a volte si dicono “la meritata” pensione, lì è stata un’uscita con quel poco o tanto futuro, tutto meno che sereno. Tutti ricorderanno il lungo tempo della presenza sui cancelli della File per condurre una lotta risultata inutile.

Ora, non da oggi, è rimasto quell’ambito vuoto, acquistato da un’impresa che può fare di tutto (capita).

Ora è il caso di dire che la nostra città si è riempita di palazzoni, spesso, quasi tutti, su aree di fabbriche dismesse, per ragioni le più varie, e una persona che avesse visto, 50 anni fa la nostra città ritenendola, come sua storia, città industriale, si troverebbe “un’altra cosa”.

La domanda che mi pongo è la seguente:  “è opportuno, saggio, culturalmente valido, che il Comune desse a quell’area un simbolo, un ricordo, un pezzo di storia che, anche dalla forma dei capannoni abbandonati, ci si ricordi di come erano fatti, a Lecco, le centinaia di capannoni dove le migliaia di operai vi lavoravano e “purtaven a cà la quindesada”. Di tali ricordi, culturalmente preziosi, siamo agli sgoccioli; c’è solo la LEUCI.

Ora scrivo di un mio ricordo personale. Per ragioni di lavoro capitai in una grande  fabbrica di Renault alla periferia di Parigi; nel bel mezzo del cortile di quella fabbrica era conservato un piccolo capannone (sarà stato 300 metri quadri); era l’insediamento dove il “signor Renault” ha iniziato a fare le prime automobili; e quell’insediamento era lì, trattato come un ostensorio…Chiaro?

La FILE, LEUCI, sarebbe nelle condizioni di rappresentare, nella forma fisica che si trova ad avere, la vera bandiera del ricordo, solo un ricordo, della storia della nostra città.

E qui torno ancora una volta sul problema ma tenuto conto del percorso tortuoso che quel compendio ha avuto e sta avendo. Eccolo: una città industriale come Lecco non può rassegnarsi a vedere scomparire  l’unico ricordo delle “forme fisiche” dei capannoni industriali.

Allora, come si dice, bisogna sapere chi dà le carte. In termini diciamo “gerarchici” la Comunità, il Comune,  sta sopra, non per quattrini ma per come organizzare  la sua città.

Certo, c’è di mezzo la proprietà, e le proprietà, che ha comprato la scatola vuota e le proprietà fanno quel che rende di più e potrebbe essere che alla proprietà il “sentimentalismo”non sia tanto gradito e, visto che a quel progetto si sta rimettendo mano, prego in ginocchio di riservare, ormai non più tutta quell’area e, visto che la voce della proprietà si  fa sentire, fare sentire ancora, questo sì, la voce dell’Amministrazione Comunale, anzi, della Comunità cittadina alla quale ancora sarà rimasto il ricordo di quel che era Lecco quando gli operai “purtaven a cà la quindesada” per ottenere di rilasciare, senza mutilarli ma come si trovano oggi, quei capannoni che stanno all’interno di quel compendio e riprendono, a colpo d’occhio, la forma dei capannoni industriali “di una volta”.

Il resto dei desiderata della proprietà li dovrà collocare e distribuire nella rimanente proprietà, che non sono pochi, tenendo conto che una distribuzione intelligente dei volumi e degli spazi non dovrebbe provocare sofferenze nel ritorno economico. Tenuto conto anche che quei capannoni “reliquia”, ferma la parte esteriore intoccabile, potranno ospitare al loro interno un utilizzo di qualche resa.

Un ultimo suggerimento: perché, volta che sarà licenziato il progetto sul quale convenire, non realizzare un modello in scala opportuna e presentarlo al pubblico in centro città come un rendering sul quale i lecchesi (che sono i “destinatari” dell’opera) possano vederlo, dare pareri, dare un voto all’Amministrazione su un gesto un po’ più moderno.

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