Stavolta voglio illustrarvi un episodio che ho gestito e vissuto quando ebbi l’onore di presiedere il Parco Adda Nord, un po’ di anni fa. In quell’ente, lo ricordo come fosse oggi, ci misi tanto impegno, com’è mio solito, e dico solo di essere riuscito a stendere il Piano del Parco, un documento assai faticoso anche perché, la cosa è nota e ricorre, quando si introducono nuove regole che per l’ambiente sono importanti ma sottraggono una certa libertà, ci si scontra con molti interessi, e lascio capire.
Al dunque. Il documento che ho evocato Piano del Parco, interviene su molti aspetti e, per dirla in sintesi, la metto così: tutela del verde, dei corsi d’acqua, della navigazione, di caccia e pesca, del paesaggio, del territorio (escavazioni improvvide), ecc. Ma è da capire, tutte queste tutele non devono rendere il Parco un bene ingessato, bensì un ambito che meriti di essere frequentato, vissuto, che se ne apprezzi il bello che da quella conservazione promana, e quindi sia aperto alle visite, alle passeggiate, alle escursioni, purchè col dovuto rispetto della natura.
In questa logica trova posto la voce “turismo”, una pratica, che se anche non oggetto di grandi escursioni, può offrire occasioni piacevoli.
Entro nel merito del titolo.
Il Parco dell’Adda ha come elemento centrale il fiume Adda che, per la precisione, riguarda la tratta che si snoda appena oltre Lecco fino ai confini con la Provincia di Cremona. Questo lungo percorso è attraversato da diversi ponti, ce n’è di tanti tipi, ma ce n’è uno che in questa serie primeggia, l’avrete capito: il Ponte di Paderno (il cui vero nome è Ponte San Michele); lo conoscono tutti perché è bello di suo, per la struttura, per l’arco che disegna sul fiume e, certamente per la sua utilità di collegare i territori di due province: Paderno d’Adda in Provincia di Lecco e Calusco d’Adda in Provincia di Bergamo.
Aggiungo una notizia importante riguardante la struttura: il Ponte è stato realizzato con la medesima tecnica costruttiva, nello stesso periodo della Tour Eiffel, negli ultimi decenni del secolo XX°. E’ noto come la Torre parigina sia ormai il simbolo della Francia.
Il “pallino” emerso nel nostro Piano del Parco è stato di fare del Ponte di Paderno un elemento importantissimo di richiamo turistico: come? Illuminandolo; allo stesso modo di come è illuminata la torre Parigina. L’entusiasmo per l’idea fu corale e tra qualche riga vi dirò come è andata.
Bisogna dire che il Ponte di Paderno dà il passaggio in entrambi i sensi, oltre che ai pedoni, ad ogni altro veicolo su gomma, poi vi passa, sottostante, la ferrovia della linea Bergamo-Carnate Usmate; inoltre nel suo ambito e sfruttando l’acqua del fiume insiste la società Edison che produce energia elettrica, una centrale.
Bene. Il motore del Parco Adda si è messo in moto. Ovviamente una operazione di quella fatta abbisognava del consenso della Regione, di altri Enti quali le due Province e i due Comuni, oltre la società Edison e, naturalmente, con chi ha illuminato la Tour Eiffel.
Non sembri scandalo il fatto che hanno risposto per primi i francesi che la nostra Regione.
Passando in rassegna abbiamo: per le Province e i Comuni assenso di massima purchè senza oneri; la Regione e le Ferrovie come se si parlasse tra sordi perché a volte starebbe meglio un “no” che l’indifferenza. La Edison ci ha ricevuti, a lei si sarebbe accollata la fornitura dell’energia elettrica, visto che in quel luogo la produce. Al colloquio rispose: “bella idea!” , ma tenete presente che noi l’energia elettrica la vendiamo, non la regaliamo.
I francesi: tutt’altra pasta. Non ci credevamo, il senso della proporzione tra noi e loro è evidente, eppure da noi a Paderno sono arrivati i responsabili dello Studio Illuminotecnico della Torre Eiffel guidati dal Capo Ing. Pierre Bidault. Ricordo la loro meraviglia allorchè fummo sotto quel ponte: “tres Jolie”, “tres jolie”!
In quella sede convenimmo che ci saremmo rivisti non appena esauriti da parte nostra i contatti utili con tutti i soggetti interessati. Bene, nelle more (purtroppo) di ottenere i riscontri positivi da tutti i soggetti, rivedemmo l’Ing. Bidault senza che noi avessimo qualcosa di positivo, e di questo un po’ c’era da vergognarsi.
Per noi il Ponte poteva essere, ai fini turistici, un elemento di forte richiamo, per arrivi di molte persone attirati da una vista della quale quale non ci sono uguali almeno in Lombardia. Per la zona sarebbe valso un circuito anche di comitive che sostavano per la cena o qualche altro passatempo o visita. Quindi, lo si intuisce, un modo per avviare un turismo prima inesistente.
A noi del Parco Adda Nord toccava di “svegliare” i nostri enti praticamente muti. Ricordo di avere promosso un apposito incontro con un lecchese Assessore regionale, con dovizia di illustrazioni, ma tutto cadde ancora nel silenzio.
E’ un vero peccato che quell’ obiettivo come sarebbe stato il Ponte illuminato, senza concorrenti e senza simili per un grande territorio, non sia riuscito a decollare. In un contesto dove non c’è ente grande o piccolo, che non parli della necessità di sviluppare il turismo.
Ora si è a un punto fermo, il Parco è guidato da altri; in Regione ci sono rappresentanti lecchesi ai quali ho sottoposto e illustrato questi concetti.
Non è mai troppo tardi, si direbbe, anche perché, da voci raccolte, sembrerebbe che si stia per porre mano a una sorta di lavori di rinforzo alla struttura del Ponte, ed è dubbio che quei lavori possano comprendere l’ambita illuminazione.
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