Elezioni o tifo da stadio?

di Umberto Cogliati
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Scrivo che è l’11 settembre, mancano 14 giorni al voto per il rinnovo del Parlamento italiano che è, non lo si dimentichi, la massima espressione della democrazia. Che vota è tutto il popolo senza distinzione, il che vuol dire che la scelta dei nuovi eletti è nelle mani di tutti noi, il popolo; lo dice la Costituzione  “ la sovranità appartiene al popolo …ecc., ecc. “  Se ne dovrebbe dedurre che il popolo ha nelle sue mani tutti gli elementi utili ad  esercitare quella sovranità che abbiamo visto gli appartiene.

Credete che sia così? Il popolo, in teoria, ha la possibilità di scegliere tra le varie offerte politiche, quella che più gli aggrada secondo i suoi principi, le sue convinzioni, i suoi desideri, in poche parole avere davanti un quadro chiaro che la classe politica è in grado di offrire affinchè l’elettore si identifichi , coi suoi desideri e che, alla fine delle giornate di voto, si veda quali di queste scelte degli elettori avrà la prevalenza. Questa è la democrazia, bellezza, non altre cose!

Ci siamo chiesti: credete che sia così? Magari. A pochi giorni dalle elezioni lo scenario che ho sinteticamente descritto è tutt’altra cosa.

Una giusta premessa è considerare cosa di preciso la Costituzione riserva al ruolo dei partiti. L’articolo 49 infatti assegna ai partiti la qualifica di soggetti che riuniscono persone che la pensano uguale, in massima libertà, ma che funzionino con metodo democratico, il che significa che le proposte, le idee, gli obiettivi che un partito si dà (e che propone agli elettori) sono elaborate con metodo democratico, il che non ci vuole molto a spiegare cosa vuol dire, cioè l’esatto contrario di quello che succede oggi perché alzi la mano chi crede che le proposte della Lega (un esempio a caso) nascano da un dibattito interno democratico tra i suoi soci e le decisioni siano assunte democraticamente e non dal Capo assoluto come è molto chiaro sta avvenendo oggi.

Così  facendo lo scenario delle cosiddette forze politiche che a giorni chiederanno il voto al “popolo sovrano” somiglia molto di più, ma in peggio, alle tifoserie del calcio, nelle quali i tifosi almeno non cambiano la squadra di riferimento. Qui invece assistiamo a vistose migrazioni delle quali il mercato del calcio non ha paragoni; se non che anche là ci sono di mezzo i soldi, e tanti, ma nel caso della politica non si tratta di chi gioca meglio ma di chi porta più voti al Capo perché l’obiettivo è andare al Governo, ossia il potere, non già il bene dei cittadini o l’interesse del Paese. Infatti, se scorriamo le posizioni dei Parlamentari (deputati e senatori) riscontriamo quanta compravendita c’è stata, e come tutto questo “mercato” sia finalizzato a raccattare più voti.

Ma non è finita. Il sistema elettorale, che tutti i partiti a parole dicono essere ingiusto, ma che nessuno si picca di cambiare, è il massimo della presa per i fondelli: i candidati sono, tutti, scelti dai partiti; l’invenzione delle primarie è ormai sepolto; le preferenze non si possono dare più; il sistema elettorale nel  suo complesso è fatto in modo che l’elettore (ossia il “popolo sovrano”)  non ci capisca un’acca  e, si pensi a che livello si è giunti, con questo sistema (spartizioni, algoritmi e  simili trovate) oggi, prima del voto, si è già in grado di compilare l’elenco di chi saranno i deputati e i senatori!

Questa è la democrazia. Questo è il popolo sovrano. Non lamentiamoci se quelli che non andranno a votare saranno ancora più tanti!

E in questo contesto la merce rara e introvabile sono i Mattarella e i Draghi.

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