Molti cittadini si chiedono, e hanno ragione, quale sia il significato di tutto questo rumore che precede l’elezione del Presidente della Repubblica.
Perché ho detto “molti” cittadini? Perché si sa che una quota degli stessi a questo rumore non fa caso; gli va bene tutto, succeda quel che succeda.
Invece l’interrogativo riguarda tutti gli altri, moltissimi, ossia quei cittadini italiani sensibili a che il nostro Paese sia rappresentato da politici in grado e capaci di fare gli interessi dell’Italia, tutta. Capite che non è cosa da poco.
Dove voglio arrivare? A esprimere una opinione, a dare un giudizio sulla inadeguatezza del Parlamento Italiano ad operare una scelta di questo tipo. A nessuno infatti sfuggono le tensioni le manovre, gli interessi non sempre chiari che ogni gruppo rappresentato in Parlamento porta avanti, palesemente o in segreto, per la scelta del Capo dello Stato, che non è una carica qualsiasi.
Ed è pure vero, anche questo non sfugge, che l’esito di questa situazione può portare a risultati che sono tutt’altro che l’interesse del Paese. E in questo percorso si accompagna il rischio che proprio il Parlamento, che in questa funzione è l’Italia, dia un cattivo esempio all’Europa e al Mondo, presentandosi come un mercato, con votazioni inconcludenti, strumentali, che, quanto meno, vede i gruppi politici che, anziché ricorrere alle giuste e comprensibili mediazioni, all’altezza dell’importanza della scelta, mostrano di perseguire gli interessi della propria parte politica.
Questo è ciò che appare a pochi giorni da quell’appuntamento elettorale, nonostante l’insegnamento di un personaggio del calibro di Sergio Mattarella che, con le sue doti personali, ha dimostrato di saper riscattare anche i vizi di un Parlamento sempre meno rappresentativo.
Solo pochi giorni fa ho scritto su questo stesso spazio parole orientate alla scelta di Mario Draghi per il ruolo di Capo dello Stato, e questo orientamento si fonda su più considerazioni: anzitutto perché il patrimonio di autorevolezza del personaggio, nel Paese e in Europa, non può andare disperso, la qual cosa succederebbe se chiunque diventasse Presidente della Repubblica, in tal caso provocando una certissima crisi di Governo e una maggioranza in frantumi, con Draghi sospinto a fare il Cincinnato; e poi perchè il “patrimonio” Draghi, sul Colle, varrebbe per sette anni, con quello che può significare, già a partire dalla formazione di un Governo “guidato”, fuori il più possibile dalle liti delle quali questa classe politica è specialista.
Questa lunga premessa apre a un ragionamento molto serio, che spinge a valutare la grande opportunità della elezione del Capo dello Stato a suffragio universale..
Le motivazioni sono molte e si aggiungono a una di principio, troppo spesso ignorata, che “la sovranità appartiene al popolo….” (articolo 1 della Costituzione).
Aggiungo altre motivazioni non meno importanti.
Nell’affermare che la sovranità appartiene al popolo significa che quel requisito, quella competenza, risiedono nel popolo che possiede il diritto primario a pronunciarsi. Certo, dice sempre il citato art.1, …”che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Messo in tal modo l’art.1 precisa una funzionalità operativa, ma in esso si cela anche una gerarchia, la quale fa prevalere (ossia sopra a tutto) la sovranità, mentre la modalità è solo la “tecnica” di applicazione dell’accennato prevalente principio della sovranità.
Ora, è pur vero che, volendo la Costituzione che il Capo dello Stato sia eletto dal Parlamento, allo stato delle cose non è chi non veda come il Parlamento medesimo nello svolgere questa altissima
funzione dimostri di essere in crisi (aspetto forse non previsto dai Costituenti), al punto da suggerire che a questo stato di crisi si ponga rimedio con una precisa azione di modifica della Costituzione, nel senso di portare quella elezione alla forma del suffragio universale (modifica che,saggiamente, i padri costituenti hanno previsto, con l’art.138.) In fondo consideriamo che la Costituzione data da 74 anni, dal 1948, e da allora di cose ne sono cambiate, in bene e in male.
Aggiungo. Quel “popolo” che sarebbe chiamato a eleggere il Capo dello Stato, da chi è composto?
Certo, come affermavo all’inizio, anche da categorie alle quali “la politica” non interessa granché, scelta loro, ma è composto anche da uno stuolo di persone: alta classe dirigente, sindaci, amministratori di vari enti locali, responsabili di soggetti pubblici e di imprese importanti, vertici di numerosissime istituzioni, nella Scuola, nella Sanità, nel Volontariato e in moltissimi altri organismi che sono la vera ossatura del Paese. Soggetti che col loro quotidiano impegno mandano avanti le fortune dell’Italia e oggi, a oltre 70 anni dal varo della Costituzione, hanno accumulato un tale credito che fa apparire incongruo, ingiusto, sottrarli alla elezione di un Capo che è il Capo di tutti gli italiani, a partire da questi soggetti.
Si dirà: è un bel discorso ma, per renderlo attuale, deve pronunciarsi il Parlamento, quindi si produrrebbe un cortocircuito dal quale è difficile riscattarsi. Viene alla mente il famoso detto di “incaricare il cappone a organizzare la cena di Natale”.
Eppure la Costituzione, avendo una potenziale capacità di adeguarsi, non andrebbe tacitata, anche se di “strappi” alla stessa ve ne sono, e per fare un solo esempio cito l’articolo 49 che impone ai Partiti di organizzarsi al loro interno con metodo democratico (!). Vi pare che sia così?
Un’ultima notazione: una legge in vigore, anche se non attuata, ha diminuito la consistenza del Parlamento (Camera e Senato); bene, sarà salva la forma, ma non sfugge come il Parlamento attuale possa essere nella sostanza delegittimato anche a eleggere il Presidente della Repubblica, dato che tutti questi tanti parlamentari dovrebbero essere molti di meno in forza di una legge in vigore.
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