Nel Parlamento Italiano assistiamo al sorgere di problemi che riescono a far litigare più che a intendersi, tenendo conto, e non sono cose da poco, che la Camera e il Senato, così come sono composti oggi, nel senso numerico, non hanno più alcun valore rappresentativo perché, secondo una legge già approvata, la consistenza dei deputati e dei senatori è molto più ridotta di quanto non sia ora, per cui i parlamentari che oggi siedono in Parlamento non hanno di fatto più titolo a rappresentare gli italiani: sono troppi. Eppure non perdono occasione, forse ne approfittano perché si sentono ancora in tanti, per litigare.
E questo succede, pensate al paradosso, anzi a due, mentre la maggioranza in Parlamento che sostiene il Governo non è mai stata così vasta e entro la quale il partito più rappresentativo in termini numerici è il Movimento 5stelle il quale di suo ci mette i pezzi e i bocconi che ci sta abituando a vedere come le liti interne oggi apparentemente sanate davanti a una cena a base di branzino da due persone (Grillo e Conte) che in pochi minuti sanciscono la pace (si dice).
Ma, ci si chiede, dove sarà finita la democrazia con la quale almeno le cose importanti “si mettono ai voti” e vince chi di voti ne ha di più? Qui, invece, in due, quattro contando i branzini, in mezz’ora decidono le sorti del Paese.
Ma non è tutto; quello che “comanderà” i 5Stelle, Giuseppe Conte, ha già anticipato che quell’inizio di riforma della Giustizia della Ministra Cartabia, non gli va bene; notare che quella norma è stata approvata in Consiglio dei Ministri all’unanimità, compresi i Ministri 5Stelle (uno si chiede: ma è a lui, Conte, che non va bene, o ai “milioni” di pentastellati; dove li avrà contati?).
La “fortuna” di avere a capo del Governo un uomo che ci fa fare bella figura ovunque, basterebbe a suggerire più equilibrio; invece no.
Ma ricordiamo il teatro che recitò in Parlamento il signor Avvocato Giuseppe Conte quando guidava il Governo con Lega e 5Stelle? Poi l’acrobazia: Capo del Governo con 5Stelle e PD, modi “garbati” e ogni giorno un DPCM (decisi e “spiegati” solo da lui). Poi basta, sembrò, invece bastò per inventare contrasti quando non ce n’è bisogno.
Ma voglio aggiungere un’altra perla nel panorama odierno. Di cosa si tratta? Enrico Letta (oggi si direbbe pappa e ciccia con Giuseppe Conte). Lasciamo alla storia i suoi precedenti, e ora ha avuto la fortuna di essere osannato Segretario del Partito Democratico.
Sembra che parta bene ma trova subito modo di farsi vedere storto.
Con ordine. Una vecchia regola, molto ovvia, prevede che un Segretario sia il vertice di una piramide, il partito, del quale è Segretario “di tutti”; e in un partito, meglio ancora se democratico, coesistono più sensibilità, più opinioni, diversità di visioni, tutto legittimo, e il segretario ha il dovere, è suo dovere, di tenerne conto. Bene, Enrico Letta sta facendo il contrario. Come?
Arriva in Senato il cosiddetto ddl Zan che si pronuncia alla grande in difesa di ogni tipo di libertà personali, attraverso un testo che, ancorché condivisibile in linea di principio, contiene norme su aspetti molto delicati riguardo la vita delle persone che meriterebbero di essere ben ponderate e anche scritte con “grande bravura” giuridica. Invece assistiamo a due posizioni che, non nei contenuti, ma l’una sulla ostinazione a non dialogare per approvare il testo così com’è e l’altra che insiste nell’aprire un dibattito in Senato sull’argomento (il Parlamento non è il luogo dove discutere?).
Si sente invocare in questo pseudo dibattito di principio la sigla LGBT, che starebbe per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender. Solo la pronuncia di una tale sigla, da un lato dà l’idea di quanto sia
delicato trattare disinvoltamente una tale materia in una legge, e dall’altro non sfugge l’aspetto secondo il quale, mentre si sta invocando grande libertà e diritti assicurati per tutti (specie per chi, in materia, non ne avrebbe) si rischia la formazione di due “partiti” contrapposti.
In parole diverse, e mi rendo conto della difficoltà della questione, si può cadere nel tranello tra creare nuovi guelfi e ghibellini, quindi “divisione”, mentre si auspica la coralità dell’atteggiamento verso i diritti universali da salvaguardare.
E’ per queste ragioni che molti Senatori, a prescindere dalla collocazione politica, chiedono che sia data la possibilità di esprimersi, si direbbe a ogni singolo Senatore e non solo ai capi partito, con un obiettivo: che la Storia d’Italia si arricchisca di una scelta che salva i diritti, tutti, con una decisione la più corale possibile perché altamente democratica.
In questo scenario Enrico Letta non c’è. Caparbiamente s’impunta perché il ddl Zan sia approvato così com’è.
Se così è, come pare si accenna, perché la legge è già stata approvata alla Camera, non è una buona ragione per il semplicissimo fatto che non si possono considerare i Senatori, con poca stima per gli stessi, solo degli alzamanina su una norma decisa da altri.
Un Segretario eletto per acclamazione, mio parere personale, sta perdendo credito.
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