Da italiano mi spiace dirlo, ma lo sanno tutti che il nostro Paese quanto a capacità di rilancio dell’economia sta agli ultimi posti. E si potrebbe dire che questa mancanza è inversamente proporzionale alla grande fantasia e capacità di inventiva nelle quali l’Italia primeggia. Questa svelta analisi non è che sia un po’ parente dei molti (troppi) cervelli, molti giovani, che l’Italia esporta?
Ma stiamo al tema dei guai, al plurale, certo. Le ragioni di questa situazione negativa sono molte, e anche vecchie: c’è la politica (non quella di De Gasperi, ma di questi qua), e chi se no sarebbe il responsabile del gigantesco debito pubblico, generato negli anni dai soliti clientelismi, favoritismi, stipendifici, per utilità elettorali e non per il bene comune. C’è la burocrazia che, si dice ma deve essere vero, sia un rallentatore dei progetti, delle scelte che ogni tanto la classe politica partorisce.
Ora c’è la pandemia! Sono indubitabili almeno due cose: la prima e più importante perché c’è di mezzo la salute, è la chiara tendenza a pasticciare, e alle quotidiane disgrazie sopperire con le parole e i discutibili provvedimenti che, nella spiegazione che di questi se ne fa, il popolo, che ne è il destinatario, trae spesso maggior confusione.
Una piccola prova del pasticcio? Pensate alla “normale” vaccinazione per l’influenza. Non si può fare perché non c’è il vaccino! Questo è un indicatore che mette paura, sia per la pandemia che in qualche modo è collegata, sia per la vaccinazione anti Covid prossima ventura.
Tutto questo scenario può stare come base di partenza per un altro, non meno grave.
Nel recente passato la nostra classe politica si divideva nel giudizio sull’Europa. La principale litania, specie dei cosiddetti sovranisti, era che l’Europa è tirchia, ci sta addosso solo per giudicarci, sono di più i soldi che diamo di quelli che riceviamo.
Bene, da un anno l’Europa ha cambiato pelle; via il patto di stabilità e disponibilità di risorse finanziarie, molte, per risanare l’economia non proprio rosea dell’Italia e per un riassetto/ investimento in strutture e mezzi per la sanità così provata.
Le sigle si chiamano “Recovery” l’una e “MES” l’altra. Ma, cosa stiamo vedendo? Che sul MES si litiga sia dentro il Governo che nell’opposizione. Giuseppe Conte per primo (è o no il primo Ministro?) dice NO perchè dice che di soldi ne abbiamo già tanti (cosa vorrà dire?). Per il Recovery ci vogliono progetti, iniziative concrete, e velocità a prepararli, strategie di rilancio che sì, vengono evocate a parole (infrastrutture, digitalizzazione, economia green), ma il dubbio che ci assale è che ai fatti si fatichi ad arrivare. Il governo promette, rassicura, ma il mondo dell’imprenditoria, pubblica e privata, che si dice pronta a partecipare a questa occasione unica, scalpita. Dica il Governo, se ne ha la forza, quali sono le scelte, gli indirizzi, i soggetti che sono pronti a partire, i tempi…..
Che regalo per l’occupazione e per il Natale!
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