Cercasi saggezza

di Umberto Cogliati
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Ad aprire gli occhi oggi c’è da intristire. Cosa vediamo? Guerre, morti, liti: Turchia, Siria, Libia, Catalogna, Venezuela, Hong Kong, Cile, Libano, Brexit, e mettiamoci pure il nostro Paese che tanto bene non va.

Perché questo? Cosa manca? La saggezza!

Parliamone. Saggezza è una parola che sembra, più che antica, antiquata, nostrana e fuori uso; nostrana intendendo una cosa poco fine, un po’ rude, fuori uso non ci vuole molto a spiegarlo.

Invece, a pensarci bene, è proprio quella che manca.

La saggezza è la virtù tra le più importanti, forse la più importante, per assicurare una vita migliore alle persone, alle comunità, in ogni società, in ogni ambiente. Oggi la saggezza appare sempre più merce rara; cercarla in politica, ma non solo, abbiamo visto che dura fatica, e non conta che sia virtù indispensabile e regola del gioco; vale, è un valore, per la destra, la sinistra, il centro, perché la saggezza prescinde dalle libere idee legittimamente espresse da ogni persona o gruppo, ma  deve valere per tutti, e invece oggi alla saggezza si sono sostituite l’utilità, la convenienza economica, con la quale misurare le scelte, a prescindere dall’esito che esse producono. Sostanzialmente il contrario della saggezza. Virtù che, teniamone conto, ha quel potere “bivalente” che intanto dà vantaggi a chi ne fruisce, che poi ritornano a riconoscimento di chi la pratica.

Stiamo in Italia. Oh, quanto si potrebbe dissertare sui politici più in vista i quali, non dimentichiamolo, fanno politica per cercare il “bene comune” (?). Ma questo obiettivo può essere perseguito al di fuori da quelle regole che rendono anzitutto “saggia” la vita politica? Ad esempio: è saggio che un Capo del Governo sia fungibile, cioè buono per questi e buono per quelli?

E’ un piccolo esempio (si fa per dire), ma che evidenzia quanto il Presidente del Consiglio sia in buona compagnia con la platea della classe dirigente politica, in tutta evidenza più incline alle utilità, proprie, di partito, di gruppo, quando non personali. E la richiamata saggezza?

Mi rendo conto che questo discorrere può cadere nel qualunquismo; penso che sia solo una semplice constatazione.

Non so dire se è un’attenuante, ma c’è il detto “ogni popolo ha il governo che si merita” sarà in parte vero, ma è indubbio che popolo e governo sono due realtà che dovrebbero reciprocamente alimentarsi alla crescita, invece si ha l’impressione di forti tendenze all’allineamento al ribasso.

Allora, è lecito chiedersi per quali ragioni profonde la ricerca del bene comune è così sviata?

Poche righe per approfondire. La globalizzazione ha prodotto strumenti e costruito metodi che insinuano nelle persone, e ancor più nella classe politica,  uno schema quasi obbligato, la negazione del dialogo, sale della democrazia, per sostituirvi la voglia di stare, per primeggiare, nella grande galleria della rete, in compagnia (non sarebbe sembrato possibile), alla pari, di nomi e personaggi di valore conosciuti in tutto il mondo.

Scriveva poco fa Virginio Rognoni (già Ministro dell’Interno e autore ricordato di azioni e leggi contro la mafia), che la rete è sentita come una formidabile (e gratuita) fuoriuscita dall’insignificanza. L’accesso a Twitter (e simili), che coprono l’intero globo, è stato raccolto come il massimo traguardo, e questo è il dramma, anche senza disporre di qualità politiche per parlare alle masse. E il dialogo, principio morale valido qualunque siano i rapporti sociali, è stato relegato tra i robivecchi.

Se può servire, a conferma di quanto detto sopra, basterebbe guardare l’impressionante scenario della macchina mediatica a base di twitter e simili, denunciata in questi giorni dalla grande stampa, messa in campo dalla Lega di Salvini e il ritorno di consensi che quella produce, per convincersene.

Sicuramente se i Padri dell’Europa si fossero accontentati di Twitter, il nostro Continente unito non avrebbe visto la luce. Invece, ora che l’Europa è stata almeno “imbastita”, non riesce a decollare come realtà politica, e, nonostante le migliaia di messaggi informatici che si incrociano sulle sue strade il dialogo è sempre più assente e più presenti sono proclami di litigi.

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