Tutti (o quasi) i politici spesso richiamano la Costituzione, qualcuno, con riverenza, arriva a dire che è la più bella del mondo. Può essere. Se ne dovrebbe dedurre che quella debba essere osservata come “regola” fondamentale per la politica e l’organizzazione dello Stato.
Voi vi domanderete: “La politica”, ossia il governo del Paese, le istituzioni, i Comuni, chi la determina? Chi la decide?. La Costituzione risponde, all’articolo 49, e afferma che sono i partiti. Più esattamente, in meno di tre righe, dice: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. E’ una norma che esiste in tutti gli ordinamenti dei Paesi più progrediti.
Quindi si afferma che sono i partiti, composti da cittadini liberi che si associano, a determinare, “con metodo democratico”, ecc., ecc.
Ecco il punto. Significa che i partiti devono agire, essere organizzati, avere regole, statuti, e operare “con metodo democratico”; cosa voglia dire è chiaro a tutti. Per esempio che un capo-partito non può decidere da solo ma è tenuto ad ascoltare quei cittadini che sono nel partito dove lui è il capo, raccoglierne i consensi che, come si sa, danno la vittoria alla maggioranza.
Prima considerazione. Il dettato costituzionale (art.49) necessita di una legge che traduca quel principio in un testo praticabile e valido per tutti. Bene, anzi, male, la politica, i partiti, quella legge non l’hanno mai voluta fare. Hanno scelto, in pratica, di esercitare la funzione di “fare politica”, lasciando, diciamo, nel vago, il metodo democratico. Ne è nato e si è sviluppato un gigantesco strabismo nel quale la politica nasce per decisione di (soli) capi o di pochi. In pratica la politica si sviluppa e si produce fuori dalla legge fondamentale: fuori legge.
E la situazione è andata sempre più peggiorando: i più anziani se lo ricorderanno che, pur non essendoci la legge ad hoc che regolava la materia, nei partiti, normalmente, vigeva la regola delle assemblee, delle discussioni e poi delle votazioni, ed era, nella sostanza, quello che la Costituzione vuole, ma, non essendoci la legge specifica, anche il ricordato comportamento dei partiti sovente era viziato e la tentazione di “saltare” il voto per lasciare decidere al capo era assai diffusa.
Seconda considerazione. Di sostanza. E’ plausibile che i partiti, le cosiddette forze politiche, che esistono al solo scopo di affermare e promuovere la democrazia nello Stato vivano, al loro interno, una situazione senza regole, quando va bene empirica, che nella sostanza tradisce quello che vuole la Costituzione?
Ce ne accorgiamo? Vogliamo vedere quello che succede oggi? Siamo certi che sono i cittadini a decidere “democraticamente” o il solo strapotere dei capi?
Riflettiamo. Proprio di questi tempi nel nostro Paese, l’Italia, abbiamo un governo formato sostanzialmente da due partiti: Lega e M5S. Abbiamo la sensazione che tutte le decisioni che questi movimenti portano nel governo, negli enti e nella società pubblica in generale, ove questi decidono tutto, abbiano avuto incarico nelle assemblee dei loro iscritti? Magari! In sostanza questo nostro Paese, l’Italia democratica, è governato dalle decisioni prese da due (o poco più) capi, assunte a titolo personale!
Si potrebbe, accennare alla burletta della votazione online dei 5 Stelle. In che cosa è consistita? Solo su certi problemi (ben pochi) quel movimento indice una raccolta di consensi per via informatica; operazioni fatte in casa, senza garanzie, che si promuovono come foglia di fico per coprire decisioni già prese dal capo.
Questo scenario ricade, purtroppo, nelle Istituzioni dalle quali noi tutti dovremmo esigere la massima serietà, invece compaiono gesti che hanno dell’incredibile. Accenniamo solo a un episodio, recentissimo, sul quale il mondo ne ride.
E’ in ballo il ministro Salvini, capo della Lega; i magistrati chiedono di processarlo per un reato commesso nel negare lo sbarco e obbligare molte persone a stare per giorni su una nave (italiana).
L’imputato è Salvini, non altri, ma per confondere e spostare l’accusa da gesto/reato di un solo ministro alla natura di atto politico assunto dal governo, quindi non perseguibile, il presidente del Consiglio Conte e altri ministri dichiarano che c’era accordo con Salvini. Dove risulti questo non si sa. Da nessuna parte, non esiste decisione, Consiglio dei Ministri o altro che lo attesti. Le massime espressioni del governo italiano si comportano come tifosi al bar.
Gravissimo, perché nella sostanza non è un’inezia, ma l’aver “giocato” a negare diritti a persone sequestrate sulla nave Diciotti. Una farsa: una scelta “collegiale” tra i due alleati di governo per stare in piedi loro e portare in zona franca un loro ministro che ha commesso un fatto assai censurabile.
Tralasciamo in questa sede di parlare della politica che viene avanti a debito e tutta rivolta ad accaparrare consensi per le elezioni europee.
A proposito di elezioni, tutti i partiti si sentono ormai chiamati al voto europeo del prossimo maggio. Oseremmo pensare che la campagna elettorale, per ogni forza politica concorrente, sia lo specchio dei propri obiettivi, in ogni senso. Voi credete che del problema sopra illustrato qualche partito ne parli? Nessuno, non c’è traccia. Diciamocelo chiaro: c’è chi ci burla con il voto online, ma c’è anche chi ci propina il brutto surrogato delle primarie, che potrebbero essere uno strumento usato ma non come una gara sportiva per decidere chi è il più bravo (si fa per dire), ma per misurare i concorrenti sul rispettivo programma, presentato in modo chiaro e convincente, compresa l’invocata e mai voluta regola sopra descritta.
Però abbiamo l’articolo 49 della Costituzione “più bella del mondo”.
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