Mancano pochi giorni, si voglia o no, gli italiani andranno alle urne per eleggere il Parlamento nazionale e il Consiglio regionale. Lasciamo la Regione dov’è se non per dire la meraviglia di un “governatore”, Roberto Maroni, che, dopo avere indetto (e vinto) un referendum su più autonomia e antistatalista, fa le valigie e, insalutato, se ne va. Stiamo al quadro nazionale. Se ne può parlare bene? No, purtroppo, per molti motivi, non secondari.
Un elettorato normale, avendone il diritto, si aspetterebbe dalle formazioni politiche che chiedono il voto che si differenziassero su scelte di peso, tipo: vogliamo più giustizia sociale, e come; vogliamo più onestà nella classe politica, e come; vogliamo dare la casa a chi non ce l’ha, e in che modo; vogliamo che gli evasori fiscali siano colpiti e in che modo; vogliamo che l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo non ci avvelenino; vogliamo che i Comuni possano decidere le loro cose senza tutela dall’alto; vogliamo unirci in una intesa forte che porti il nostro Paese a risalire la posizione che ha in Europa; vogliamo più lavoro, specie per i giovani, ma con quale intesa efficace; vogliamo ascoltare i cittadini sulle grandi scelte (comprese le omissioni). Insomma, vogliamo (vorremmo) che le compagini in lizza discutano e si misurino su questi obiettivi importanti, per fare scelte anche differenti tra loro ma anche per trovare basi di intesa quando il bene ricercato è per tutti.
Quando la politica era più seria erano le posizioni e le passioni dei partiti a determinare la loro collocazione, al centro, a destra piuttosto che a sinistra. Non è più così. La campagna elettorale è centrata su una lite di tutti contro tutti, per prevalere come fine a se stesso e i problemi sono solo sfiorati e malamente trascinati in questa che è, di fatto, una lotta tra capi di lobby, chiamati partiti. Nessuno è più d’accordo con nessuno, un duello a grappolo, dove tutti se ne dicono pur di denigrare non i contenuti, ma gli avversari.
Qualche esempio di questa sorta di carnevale in quaresima. Giorgia Meloni (coi suoi pochi punti %) dice di essere candidata a capo del governo; Berlusconi, tra le tante cose, accusa Grillo di avere conti aperti con la Giustizia (che pulpito!); Matteo Salvini si scopre d’incanto “defensor fidei” e va in piazza del duomo con in mano, e li mostra, un Vangelo e un rosario; Lorenzo Cesa (sì, esiste ancora, e null’altro), si è procurato il glorioso scudo crociato della DC pensando, con questo, di trarre in inganno le persone ingenue; Pierferdinando Casini si schiera col centro sinistra (per cosa?). Luigi Di Maio dice che arriverà primo e va da Mattarella (che non l’ha ricevuto) per anticipare la sua lista dei ministri; questo il mattino, il pomeriggio è indaffarato a cacciare i candidati (acquisiti con la democrazia del computer) che non gli risultano illibati (e che resteranno candidati); Pietro Grasso, dopo cinque anni di silenzio, si è trovato a fare il capo di una sinistra che più sinistra non si può, che ha un solo obiettivo: cacciare Renzi dalla scena politica. Matteo Renzi (facendo torto alla sua intelligenza) ha fabbricato e venduto posizioni arroganti e si ritrova in difficoltà; Maria Elena Boschi, l’aretina, sta in mezzo alle piante di mele a Bolzano, mandata lì per allontanarla da casa sua (chi se ne è accorto?). Ce ne sono altri. La Bonino, onesta e determinata nel battersi per l’Europa, nel panorama di cui sopra raccoglierà le briciole che dividerà con Beatrice Lorenzin, l’araldo, caparbio, delle vaccinazioni.
Questo è il panorama, quello che l’Italia offre. In compenso molti dei signori di cui sopra (che l’hanno confezionata) sostengono che la nuova legge elettorale avvicinerà i cittadini alla politica dopo che si erano allontanati (quella legge forse non la capisce bene nemmeno chi l’ha fatta). E’ certo che lì le preferenze non ci sono, sono proibite, perché le scelte le devono fare i partiti. Il popolo non può decidere.
Se pensiamo che la più grande scelta dell’ultimo dopoguerra, la scelta dell’Europa, è nata non da un litigio, come invece su quel lungimirante obiettivo si sta facendo da noi, ma dalla intesa tra persone grandi e molto serie come Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Robert Schumann e Altiero Spinelli, visto come si mette, dispiace, molto. Non c’è spazio per ricordarli; forse nemmeno per capirli.
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