“Digital divide”, e quanti diritti “divisi”!

di Silvio Soldini
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“Digital divide”, sono due parole, ovviamente in inglese, che vengono spesso usate col seguente significato: non è giusto che esistano ancora dei territori che non sono raggiunti da un sistema veloce di connessione a internet, mentre altri territori lo sono, tramite la cosiddetta banda larga o ultra larga. Quindi una divisione nell’accesso ai servizi informatici tra territori e territori.

Il ragionamento è giusto, anche se bisognerebbe spiegare perché questo avviene: trattandosi di investimenti sulla rete, in mano a gruppi privati, questi “misurano” il possibile “ritorno” in termini di utenze, dal che conviene investire a Milano e non a Parlasco (e mi scusino i signori di Parlasco).

Non solo, ed è qui il punto, c’è un “digital divide” che non riguarda i territori ma le persone.

Cerco di spiegarmi con poco. La composizione degli abitanti, delle persone, in età, va dai bambini, agli anziani, e questo da sempre. Su questa grande platea interviene la scienza informatica (internet, il web, ecc.), che spacca letteralmente in due la possibilità di accedere a queste nuove possibilità. In parole povere: se ai servizi internet accedono “facilmente” dai ragazzi fino a circa i 65 anni, per chi è catalogato nella cosiddetta terza età, il discorso si fa difficile, se non impossibile; per una serie di ragioni che lascio intuire e che sono un misto tra la difficoltà a “imparare” a maneggiare gli strumenti dell’informatica e la pigrizia che vince su quello sforzo che si presenta. Qual è il paradosso? Che il welfare, la medicina, la scienza, portano avanti l’età della vita senza (per fortuna) eutanasia e, nel contempo, e tranquillamente, provocano il “divide” all’accesso informatico, una sorta di “eutanasia dei viventi”.

Ma non è tutto; gli studi sugli anziani sono rivolti principalmente all’aspetto del welfare, ma si preoccupano meno di quei diritti che agli anziani vengono negati.

E’ un enorme capitolo questo dei diritti negati, che si dispiega abbondantemente anche nei paesi chiamati civili e democratici come la nostra bella Italia. Qui abbiamo fatto l’esempio di un problema verso gli anziani, peraltro di non facile soluzione, ma se parlassimo di carceri avremmo tanto da dire, o dell’emarginazione; qui, da noi, vi sono ancora persone che dormono all’addiaccio o in auto; sono poche? Ma hanno gli stessi diritti di tutti.

Lo schema, diabolico, è che il potere, sotto ogni forma, si spende totalmente, e non ha quel riguardo verso i “non potenti”, perché anziani, che non hanno più la grinta o la forza di farsi valere. Proviamo a vedere il vezzo di parlare e scrivere in modo esagerato in inglese. Ho assistito a questo: un anziano redarguito da un’impiegata di un grande ufficio nell’atrio di una grande stazione ferroviaria, dove tutto era scritto solo in inglese e il poveruomo non lo capiva.

Ancora: piccole cose, ma non piccole. Provi un anziano a reclamare uno sconcio nei bagni pubblici o una pensilina dell’autobus malconcia, o alla mancanza all’uscita dell’ospedale di una mensola dove poggiare una busta, una radiografia, per cercarsi la moneta dell’obolo per pagare il parcheggio; o faccia presente che l’ingresso (sacro) del cimitero non può essere profanato come autorimessa di furgoni pubblici, ovvero per scritte oscene sui muri, o per il pericoloso stato di marciapiedi a rischio…… .Questo anziano, non solo dico che non gli danno retta, ma se non lo deridono è fortunato.

Di questi tempi è pure di moda esorcizzare il populismo, ma anche far rientrare, per comodità, queste cose che populismo non sono.

Ecco l’eutanasia in pillole, il “people divide” (perché un po’ di inglese ci vuole)!

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