Pannella; ‘ei fu.

di Piero Gambirasio
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Marco Pannella

La scomparsa di Marco Pannella offre l’occasione per qualche riflessione sull’epoca che viviamo, anche, ma non solo, in relazione a ciò che Pannella ha rappresentato e sulle cause per le quali si è battuto.

Sarebbe il caso di chiederci: il mondo che Pannella lascia, è migliore o peggio di come l’ha trovato?

La risposta è complessa. Vediamo di specchiarla nel percorso del personaggio, sicuramente grande, forse unico, ma con, accanto alle sue memorabili battaglie, anche aspetti di incoerenza. Pannella, uomo di valore, era anche un grande egocentrico, e conciliare l’egocentrismo con il valore può risultare arduo. La “filosofia” di Pannella era partorita da lui solo, così che lui “giustificava” sull’altare dei diritti negati a tanta parte dell’umanità, le lotte per la fame nel mondo e l’aborto, e, come è proprio di tutti gli egocentrici, senza mezze misure e senza discussioni; verrebbe da dire che al Pannella politico faceva difetto quello che in politica è l’uso del compromesso, che vuol dire incominciare ad ascoltare gli altri per conoscerne le ragioni. Non solo, in special modo quando si avverte come lo scioglimento delle tensioni sia solo il dialogo, che serve anche nei casi nei quali si è impacciati a cercare dove sta lo scrimine tra i principi e le opinioni. E, tanto per stare all’esempio dell’aborto, questo suo atteggiamento, marcato sul fronte dei diritti (delle donne), si è portato via con lui un grande buco nero, frutto del rifiuto alla conciliabilità con valutazioni differenti, presenti, su quel tema, in capo a mezzo mondo.

Dicevamo: che mondo lascia Pannella? Difficile dire se le incongruenze nella società di oggi siano minori o maggiori. Sui temi “macro”, per i quali Pannella si dimostrò severo battagliero, passi avanti se ne sono fatti ma molto timidi: sul tema della fame nel mondo ancora assistiamo al quotidiano spreco di cibo e alla moltiplicazione dei cuochi in televisione e, forse, a qualche “ricetta” scaturita dal grande e dispendioso “baraccone” che fu Expo. Sulle condizioni nelle carceri sono ancora dolori, e qui gli “alleati” di Pannella sono molto pochi. Buon successo invece, ascrivibile a Pannella e ai “suoi” radicali, sulla abolizione della pena di morte.

Il fenomeno della globalizzazione e della crisi mondiale, forse ha colto Pannella disarmato per ingaggiare grosse battaglie. Anche gli spiriti grandi, e Pannella lo era, mostrano i limiti. Oggi i nostri guai comprendono ma vanno oltre la combattuta partitocrazia, anche se questa è la principale causa del distacco e dei “progetti” della gente attesi dallo Stato e dalle Istituzioni. Quello che chiamiamo “popolo” era composto da “utenti” portatori di diritti, oggi lo si è trasformato in un esercito di “clienti”, che in gran parte, questo è l’assopimento, non si accorge della mutazione. Nelle persone si è instillato il senso dell’avidità, per “avere”, e perdere il senso dell’”essere”. E poi, triste il constatarlo, come l’Italia sia l’ultimo paese al mondo come natalità, ma sia quasi campione nei cani al guinzaglio e nelle code al “gratta e vinci”.

In tutto questo scenario, ancora così denso di contraddizioni, verso le quali vi è il dubbio fondato su una possibilità di inversione di tendenza, Pannella ci ha lasciato, ma noi ne vorremmo altri, di personaggi battaglieri come lui.

Una fortuna, secondo il mio parere, ma credo di essere in larga compagnia, sta in una voce che è apparsa da non molto e che, quanto ad affermazioni sulla indispensabilità del dialogo, per tutto e con tutti, ci fa ben sperare. Abita in Vaticano, frazione Santa Marta.

 

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